lunedì, marzo 26, 2007

ASSUNTO!!!!


da situazione di merda si è trasformata in situazione di grande entusiasmo. Dopo aver combinato il danno ho passato tutto il fine settimana, anzi di più perchè è da mercoledì, a pensare a tutto ciò che ho fatto e che mi poteva succedere. Giovedì e venerdì il capo non c'era e da mercoledì sera ho passato 4 giorni senza vederlo. Stamattina ero in super tensione. Per fortuna Vasco mi ha tenuto compagnia, ma era difficile anche seguirlo. La mia testa correva, correva, verso un immaginario colloquio col mio capo. Questo colloquio c'è stato: mi ha fatto entrare nel suo ufficio, mi ha fatto sedere, cosa che succede solo nei grandi momenti di tensione. Mi guarda e mi fa: "Marco, allora, nel fine settimana scade il contratto di apprendistato. Noi abbiamo deciso di confermarti.....in settimana le ragazze (le segretarie ndr) ti faranno firmare la carta per l'assunzione a tempo indeterminato....".Il mio cuore si riempie di gioia, credo lo si veda anche in faccia, vorrei saltare, urlare, liberarmi dopo giorni di tensione. E invece sto lì e giustamente mi prendo le mie prediche per quello che ho combinato, mi prendo le raccomandazioni giuste e doverose e poi mi lascia andare. Ma chi se ne frega delle prediche, chi se ne frega delle raccomandazioni in questo momento! Sono assunto!!! Capisco che le responsabilità si faranno maggiori, ma credetemi, sono contento, entusiasta, euforico!! EVVIVA! EVVIVA! EVVIVA!!

giovedì, marzo 22, 2007

Una situazione di merda

Devo sfogarmi. Scrivo questo post perchè ho bisogno di buttare da qualche parte questa mia rabbia, questa mia delusione. Sono deluso, da me stesso. Sono molto deluso, diciamo ai minimi storici. Ho fatto una cazzata a lavoro e non riesco a capacitarmene. Le persone intorno a me tentano in tutti i modi di non farmela pesare, ma giustamente si nota chiaramente che lo pensano anche loro. E’ vero capita, puà capitare, invece no. Questa non doveva capitare. E’ stata una cazzata immonda che mi fa sentire una merda. Un deficiente, un dilettante allo sbaraglio. Sono passate 24 ore sembra che ne siano passate 4mila. E’ passata una notte in mezzo, ma ho fatto il più brutto sonno della mia vita. In tutte le altre occasioni sapevo che di fronte a me c’erano speranze di risolvere il tutto. Sapevo che c’era la possibilità di sistemare in un batter d’occhio. A scuola, a casa, ovunque, quandunque. E ora? Ora non lo so. Non so un cazzo. Dovrei mettermi a lavorare sodo, come un mulo, senza alzare la testa. Ma non ce la faccio. La tensione mi ha attanagliato lo stomaco, mi viene da vomitare. E’ una sensazione bruttissima, di quelle che non avevo mai provato e che non voglio più provare nella mia vita. Una azione fatta in buona fede, un casino di dimensioni cosmiche. Mi ha macinato dentro, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Me la fanno macinare dentro. Ripenso a ieri, vorrei tornare indietro nel tempo. Ma non posso. Bisogna sempre e solo guardare avanti. E avanti che c’è? Boh...non lo so.
Sono frastornato, ieri sera ho pianto come un bambino, stamattina ho aperto gli occhi come un gufo al suono della sveglia. Avrei voluto stare lì. Anzichè la voglia di riscossa c’è stata la voglia di nascondersi. Come un vigliacco, un codardo. Sento che una fiducia tanto faticosamente guadagnata se n’è andata a puttane e si dovrà risudare per riottenerla. Spero di potercela fare. Ma ora, adesso, non ce la faccio. Mi guardo allo specchio e mi sento perso. Vuoto. Cerco di stare serio e fare la bella faccia con tutti. Al bar, in ufficio, a casa. Ma vorrei solo scoppiare in una valle di lacrime, da solo con me stesso. Fino a ritrovare il punto da dove poter ripartire. Solitamente mi fermavo sempre al limite. Ora il limite è stato oltrepassato e come un qualsiasi pivello mi ritrovo col culo per terra. Quando non hai il coraggio di guardare in faccia le persone perchè sai di avere toppato alla grande. Quando ti senti dire che sei un deficiente e così via senza aver la minima intenzione di reagire perchè sai che chi te lo dice ha ragione. Quando capisci che l’unica cosa da fare è battere la testa sul muro vuol dire che qualcosa si è rotto. E non sono le tue palle.
Ho la immensa fortuna di avere al mio fianco Margherita che mi consola e mi tira su il morale. E con lei in realtà mi sento in colpa perchè avrei voluto essere allegro, vispo, contento e invece avevo sempre un gran peso sulla testa che mi batteva come un martello fa col chiodo. Non saprò mai ringraziarla a sufficienza per ieri sera, ha saputo trasformarmi la giornata in poche ore. A lei va gran parte del merito se io non sono caduto in un baratro.
Dico gran parte perchè l’altra va ai miei genitori, così diversi tra loro e così bravi con me. La mamma serve per sfogarti. Ieri sera non vedevo l’ora di vederla per piangere a dirotto. Il papà per farti rialzare, più forte di prima. E’ lui che ti guarda in faccia e ti dice “l’unica cosa che sbagli, Marco, è sentirti una merda. Cosa ti credevi, infallibile?”. Grazie papà, grazie mamma. E grazie nonna che hai capito subito come era andata la giornata e non mi hai detto niente, mi sei stata vicino e stamattina sorridendo mi hai fatto gli auguri.Ma ora sono qua, di nuovo in questa sedia, in questo ufficio. Di nuovo con la voglia di scappare e di tornare insieme a quelle persone che ti fanno sentire sicuro. Ho lo stomaco che fa male e a testa che batte. E un unico pensiero in testa: “idiota”. E il brutto è che sento che questo pensiero ha tremendamente ragione.

mercoledì, marzo 14, 2007

C'è da preoccuparsi?

il riassunto della giornata di oggi....la federica, la mia barista, mi porta il caffè. Torna dopo dieci minuti e mi dice "non ti piaceva il caffè?". Guardo la tazzina, guardo lei, arrossisco e le dico "ops". La tazzina era ancora piena.
Ma Marco.....ma dove hai la testa? Già....dove ho la testa? So io dove ho la testa....so anche dove vorrei essere ora, in questo momento....

mercoledì, marzo 07, 2007

Continuate voi....

Il salone è grande e al proprio centro è posizionato un grosso tavolo di legno. Tutt’attorno, aderenti alle pareti, una serie di sedie e panche, tutte in ordine, come qualcuno le ha disposte. Il sole è già calato da un paio d’ore e la Luna sta riempiendo la stanza con il suo sorriso e il suo fascino. Le finestre vengono lasciate aperte per evitare di soffocare quel clima surreale che si era creato nel luogo. D’altra parte problemi di temperatura non ce ne sono. E’ estate e la brezza che scivola tra le foglie rende un pò più lieve l’arrivo dell’agosto.
In fondo alla sala, dalla parte delle finestre, c’è un trono. Seduto in questo trono c’è lui, vestito solamente del suo pudore e delle sue fantasie. Le finestre, piccole e poche, lo tengono nell’ombra quasi completamente, avvolto da un mistero che solo lui saprà svelare. O che solo lei saprà scoprire. Dall’altra parte c’è lei, completamente nuda. Solo un leggerissimo velo bianco-trasparente a renderla meno volgare. E’ seduta in una sedia, l’unica sedia messa appositamente da lui in quella stanza. Il resto è tutto frutto di lavoro altrui. Ha le gambe incrociate e lo sguardo sensuale e misterioso che tenta di scoprire chi le sedie di fronte, dall’altra parte della stanza.
Suona una campana, una volta, due, poi altri rintocchi. Si perde il suono delle ore nella notte e lei lascia scivolare il proprio velo di seta e vergogna. Si alza dalla sedia con delicatezza, come non dovesse farsi scoprire. In realtà lui è lì che la guarda, la scruta, la osserva. Il suono della campana è il segnale che i giochi possono cominciare e lei non se l’è fatto ripetere due volte. La musica di un pianoforte arriva dalla sala di fianco. Lei si blocca, impietrita. Una terza presenza non era stata messa in preventivo. Lui non si muove di un centimetro e sorride, nell’ombra, alle smorfie della bella. Lei prende coraggio e torna ad avanzare. I piedi, piccoli, delicati, lasciano l’impronta del proprio passaggio in un pavimento troppo freddo per essere sopportato a lungo. Arriva alla fine del tavolo e si solleva, fino ad arrivare a sedersi sopra di esso. Si sdraia in tutta la sua lunghezza e lascia che i raggi della luna diano una propria forma al suo esile corpo. Ora è lei che lo attende. Ora è lei che comanda....

martedì, marzo 06, 2007

Pensa


Scopro con meraviglia e stupore che la canzone che ha vinto a Sanremo Giovani quest'anno è una canzone impegnata. Caspita! Deve essere successo qualcosa di spettacolare se un testo come quello che riporto sotto è finito sul palco dell'Ariston! Mi ricorda moltissimo un altro testo, un paio d'anni fa, forse di più: cantavano "Principe e socio M" e il titolo era "Targato NA". Quel testo era bellissimo e lo riproporrò magari fra qualche giorno. Questo invece è contro le mafie ed è fantastico. Fabrizio Moro ha portato alla vittoria questa canzone contro le mafie e ora la ripropongo per quelli che non ne hanno mai letto il testo. E per quelli che non l'hanno ancora ascoltata il consiglio calorosissimo di provvedere al più presto a riempire questo buco!

Fabrizio Moro - Pensa

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commententare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente

Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento

Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione

Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.

lunedì, marzo 05, 2007

Passione....

Ieri sera ho avuto la fortuna di passare una bellissima serata in dolce compagnia e di parlare, a ruota libera, di tutto quello che ci passava per la testa. E' da un sacco di tempo che non mi sentivo così bene con una persona e ciò che mi sono reso conto è che abbiamo parlato ore, ma sarei stato lì a parlare per altrettanto tempo. Gli argomenti potrebbero essere infiniti e il non vedere la fine dei nostri possibili discorsi mi ha messo tristezza per il fatto che ormai s'era fatta l'ora tarda e subito dopo una gran felicità perchè non vedo l'ora di tornare a sentirmi così bene insieme a lei.
Tralasciando i complimenti e i dovuti ringraziamenti che preferisco fare in privato, ciò che mi ha fatto un pò pensare ieri sera e che ho ritenuto giusto mettere in parole in questo posto è un argomento sul quale due persone come io e lei abbiamo una storia molto simile, ma abbiamo seguito due percorsi totalmente differenti in reazione logica e spontanea al fatto. Parlerò in prima persona perchè qui dentro c'è posto per chi si conosce a fondo e io, in realtà, conosco a fondo solo me stesso. Forse non a fondo totalmente, ma a fondo quanto basta per scovare dentro ai meandri della mia testa e del mio pensiero.
Sono cresciuto in una famiglia in cui alcuni valori erano sacri: l'amicizia in primis. Ogni domenica partecipavo a pranzi e cene con amici dei miei genitori che manco ad un matrimonio di adesso potrei immaginare. L'ospitalità: uno dei valori su cui si basa una buona famiglia. La discussione, mai mancata e che mai mancherà. Il telegiornale e un buon quotidiano, tutti i giorni, regolare, come il caffè alla mattina appena ci si sveglia. Da qui il passo è breve: in casa mia si è sempre parlato di politica. Prima che io nascessi, quando sono nato, tuttora. Si parlava e si parla di politica. Sono cresciuto con il mito di mio padre, segretario del PCI negli anni settanta. Sono cresciuto col mito di mia madre, che in cinta di 9 mesi mi portò sotto l'ospedale di Padova ad attendere notizie su Berlinguer. Sono cresciuto coi quadri appesi alle pareti che raccontano di manifestazioni o titoloni di giornali. Sono cresciuto piegando il giornale del partito che con mia mamma andavamo a distribuire casa per casa. Sono cresciuto con le canzoni di lotta e rivolta, sono cresciuto con Nomadi, Guccini, Pietrangeli, Lolli.
Sono cresciuto e mi sono perso. A 15 anni mi sono staccato. La vita mi ha preso con sè e mi ha portato altrove. I miei continuavano a discutere, le cene e gli amici cominciavano a farsi sempre più radi, ma il telegiornale e il buon quotidiano c'erano sempre in casa. L'imborghesimento dovuto all'età ha portato la mia famiglia a passare da l'Unità a Repubblica e di conseguenza a masticare delusioni e disillusioni sull'avanzamento del mondo. Le prime canne, le prime ragazze, le prime ubriacate mi hanno portato via da questo panorama che mi si presentava in se tetro e oscuro: un paesaggio che non avresti mai voluto far tuo.
Il tempo poi è passato e io sono cambiato. Credo di poter affermare che ciò che mi ha portato a cambiare è stata l'invidia. Proprio così l'invidia. Ho passato anni a cercare di capire quale fosse realmente il mio futuro o per lo meno a capire come avrei voluto vivere. Riconosco oggi che averci pensato per così tanto tempo è forse un sinonimo di pazzia, ma sono convinto che mi ha fatto crescere, e molto. C'ho pensato e ogni volta vedevo di fronte a me persone realizzate, persone sicure di se, persone che non avevano da chiedere nulla di più alla vita. Mio padre, mia madre, i loro amici.
Si sono battuti nei loro anni per ottenere quello che volevano, mentre noi, poveri esseri, abbiamo già tutto. E io ci stavo malissimo. Non avere un motivo per lottare per qualcosa mi faceva andare fuori di testa. Ho cominciato a ragionarci, quando le prime canne ribelli se n'erano andate e le ragazze si stabilizzavano in un unico grande amore. Ho cominciato a ragionarci e lì ho cominciato il mio cambiamento.
Sono iniziate le prime discussioni vere, soprattutto a scuola. Tornavo a casa col fegato gonfio ogni pomeriggio e mia madre che mi guardava, capiva e sorrideva. Eh già, c'è passata anche lei a sentirsi dire che non si capisce un cazzo, di crescere, di svegliarsi. E' capitato anche a lei di sentirsi isolata. Ma questo isolamento ci ha dato la forza. La grande forza per andare avanti e continuare a lottare. Così da solo dovevo tenere testa ad un gruppo sostenuto di persone in classe che mi facevano sentire sempre più solo e sempre più forte. Ma la mia forza non ha mai potuto essere fisica, perchè il fisico non è mai stato un mio punto di riferimento. Sono un piccolo bastardo come direbbe qualcuno, o una carogna di sicuro, perchè ho il cuore troppo vicino al buco del culo. E se sul fisico non potevo puntare non mi restava altro che la parola.
Ecco allora il vero cambiamento, la parola, la frase, il pensiero. Ho cominciato a leggere i giornali, a leggere libri, cosa che prima non mi passava minimamente per la testa. Mi accorgevo che leggere mi aiutava poi ad esprimermi meglio quando mantenevo una discussione in classe. I giornali mi hanno insegnato che se non sai una notizia non puoi discuterne seriamente. Ho cominciato a guardare i telegiornali, ho cominciato a seguire tutti i problemi che in questo Paese e in questo mondo ci assillano. Portavo esempi e chiedevo spiegazioni in un'aula in cui calava sempre un silenzio assordante.
Ho cominciato a scrivere in terza superiore. Prima ero un ignorante. Non sapevo scrivere una frase di senso compiuto. La media dei miei temi è sempre stata 4 o 4 e mezzo. Ho dato una sterzata alla mia vita. Ma non per occuparmi di politica. Per difendermi. Quando ti trovi con le spalle al muro devi trovare un modo per uscirne. C'è chi si lascia scivolare lungo esso e si lascia scavalcare dai problemi, ignorandoli e continuando la propria vita come non ci fossero. C'è chi come me ha deciso che quei problemi erano da affrontare di petto.
E solo allora ho capito mio padre, con le sue bandiere rosse e il suo pugno al cielo. Solo allora ho capito mia madre, in prima fila in ogni manifestazione. Solo allora ho capito l'importanza di amicizia, ospitalità, discussione. Solo allora ho capito l'importanza della scuola e dell'informazione. Della cultura e del sapere. Solo allora ho scoperto la bellezza e l'importanza della politica come mezzo per raggiungere i propri obiettivi e non come peso in una famiglia in cui il dialogo non è presente perchè tutto è subordinato ad una visione politica.
Il dialogo c'è sempre stato e io non me ne sono mai accorto. A 15 anni credevo che il mio mondo fosse fatto di canne e di musica. Di amici, alcool e festa. E invece non è così. 7 anni dopo le canne aiutano a divertirsi, l'alcool a dimenticare una brutta giornata, gli amici sono parte integrante della propria vita, ma ciò che conta di più in questo momento sono i propri desideri. Il raggiungerli, come si vuole raggiungere la fine di un tunnel buio. E la politica come metafora di raggiungimento di essi.
Politica significa lottare per qualcosa che magari sai essere irraggiungibile. Significa lottare per una idea, confrontandoti con un mondo che spesso (non sempre purtroppo) riesce a portarti altre idee per migliorare le tue. Significa battere i pugni e la propria testa contro cose che non avresti mai voluto. Significa crescere e credere che il mondo, anche grazie a te, è migliorato un pò. Politica significa realizzare i propri desideri e le proprie idee. Significa essere un pò differenti dal gregge. Dalla massa. Dalle pecore. Significa passione.
Tutto questo è quello che ha significato e significa per me. Un modo di vivere, un interessamento costante. In altre parole: un modo per crescere.

giovedì, marzo 01, 2007

E' arrivato Marzo

Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli

Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te


fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è

I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori"
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri

Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te

fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è