mercoledì, dicembre 17, 2008

State bboni

State buoni....prima o poi torno anche qua....

venerdì, agosto 22, 2008

Butta la palla di là


C'è qualcosa che non va, che non quadra. La gente continua a correre e a me sembra di essere come quelli che tentano di stare nel gruppone per non perdersi. Ma tutto ciò non riesco a digerirlo. Perchè?
Cominciano a tornare a muoversi i neuroni e i miei pensieri si fanno piano piano più decifrabili. Tornano alla mente obblighi e doveri, ma intanto mi lascio trasportare dal piacere.
Ma comunque tutto intorno va veloce. Che c'è? Non riesco più a starci dietro? Eppure ci sono ancora, sono qui, che scrivo, che lavoro, che vivo. Che c'è?
Cazzo, mi sembra stia andando tutto alla velocità della luce, ho come l'impressione che questa sera, a settimana lavorativa finita, sia il semplice preludio al lunedì mattina. Ho il voltastomaco, a pensarci. E' tutto così rapido che sono disorientato. Non faccio a tempo a guardare il calendario che la mia mente comincia già a proiettarsi verso metà settembre, o addirittura oltre. E se ci penso, mi gira la testa. Mi sembra di non essere me stesso e mi sembra di ritrovarmi giusto alla sera. E tutto è ricominciato in queste due sere, per la precisione. Tutta la velocità del mondo si ferma anche lei, in quegli istanti, in quelle ore. Mi lascia libero e si concede alle altre persone. Ma io mi fermo, in quelle ore.
E' come lasciarsi cadere, dopo una giornata passata sul ciglio di un burrone. Cadi per sfinimento, ti lasci andare, contento di non dover più opporre resistenza. E così cadi nel vuoto, non pensi a quello che c'è sotto, forse ti farai male, ma per un pò vuoi far saltare la tua testa al di là dell'ostacolo. Come buttare una palla al di là del muro, non sai cosa c'è di là, che fine che farà la tua palla; puoi vederla tornare indietro, come vederla svanire, risucchiata dal nulla. La mia testa al di là del muro, giù per un burrone, in piena libertà di caduta e mistero. E mi piace, perchè sembra che a tutti quelli che corrono io gli stia mostrando un bel dito medio, mentre cado. E sono felice: felice di mostrar loro il mio disdegno, felice di mostrar loro che mi piace, felice cadere nel vuoto, attonito nei miei sensi di estraneità e disorientamento. E mi piace perchè non sono solo, ma stiamo cadendo in due.
Un bel dito medio alla salute di tutti, un bel fanculo al mondo, ora son tornato soll'orlo del burrone. Stasera vogliamo riprecipitare.

giovedì, agosto 21, 2008

Progressivo riaffiorare

Sto cominciando a riprendere le funzioni vitali piano piano. Sono sempre meno sorpreso da ciò che mi sta attorno. Inizio a rientrare un pò nella normalità pre-ferie. Meglio, ma anche peggio, dipende dai punti di vista. Meglio perchè non potevo restare nel limbo all’infinito e sento che ci sto uscendo lentamente. Peggio perchè da un certo punto di vista era anche bello vivere nei risvolti della propria mente, assopiti da quel senso di velato dormiveglia che non ti fa mai capire realmente come sta la tua salute. Assecondo le voglie di riscatto di tanti e insegno lavori a chi mi dovrebbe dirigere. Vengo contattato da gente molto più acclimatata di me e vengo improvvisamente sbalzato in una realtà che sto cominciando a ridigerire con la dovuta lentezza. Ma tutti continuano a correre e io di voglia non ne ho.
E stamattina c'ho pure il mal di stomaco.

mercoledì, agosto 20, 2008

Velociraptor


Tutti corrono, corrono, corrono. Nessuno sembra mai fermarsi, nessuno sembra attendere un secondo per riflettere. Tutti corrono....corrono.....corrono. Non capisco se sono loro che corrono o se sono io che mi sono fermato. Mi sembro fermo, immobile, di sasso, di fronte alle reazioni delle altre persone. Mi stropiccio occhi e orecchie e resto incredulo di fronte alle tante cose che si stanno accumulando sopra la mia scrivania in attesa di essere "sbrigate".
Ho uno strano senso di inadeguatezza, non riesco a mettere la seconda marcia, aleggio ancora tra sedie, sigarette e birre condite da discussioni che non hanno che la semplice velocità della parola.
Riprenderò mai la mia dimensione naturale? Tornerò mai a ragionare velocemente come prima? Funzionerà ancora per tanto questo freno a mano tirato in corsa?
Domande a cui forse mai darò una risposta. Intanto attendo di tornare me stesso. O forse lo sono adesso me stesso...?

martedì, agosto 19, 2008

Equilibri


Sono tornato, triste e mesto, dalle mie vacanze estive. Come un cane pieno di tristezza avanzo tra le strade con la coda tra le gambe, lo sguardo basso e la sensazione che nulla potrà più riportarmi alla felicità di prima.
E’ così ogni estate, ma soprattutto ogni fine estate, ogni post-vacanze, ogni ritorno al lavoro dopo un periodo piuttosto lungo di inattività e divertimento.
Sono ancora alla ricerca del mio equilibrio. Sento che stan tornando pian pianino a girare gli ingranaggi, ma ancora ho difficoltà di oleazione. Sono su un punto molto instabile in cui sento che un passo falso potrebbe farmi cadere nel baratro della tristezza. Cerco faccie amiche e voci vicine per rendermi conto di essere ancora nel mondo dei vivi. Vorrei, ma non posso, attualmente. Devo aspettare domani sera. Basteranno due occhi, un sorriso, un abbraccio.

martedì, luglio 15, 2008

Senso di colpa


E' da una certa ora di ieri sera che provo uno strano senso di colpa. Uno di quei sentimenti che magari vorresti non provare, ma che nessuno potrà più cancellare dalla tua testa. Quello stato di contorsione, quel brivido di vuoto che ti attanaglia lo stomaco e va giù, giù, giù sempre più giù, fino ad aspettarti al mattino lì, ancora intatto e sempre più vivo.
Cercava conforto in me. Cercava una parola di aiuto, uno slancio per superare un momento di depressione. E non ce l'ho fatta. Ho miseramente fallito, sono assurdamente riuscito, addirittura, a far peggio. Una debacle. Una sconfitta.
Così la reputo perchè quando la persona che amo viene a chiedermi una mano, un aiuto, beh sono contentissimo. E vorrei fosse sempre così. Ma questa volta non ce l'ho fatta.
Così da lei che mi dice di sentirsi una merda, questa volta mi sono sentito io in tale maniera. Ho quel senso di inadeguatezza che pervade i miei pensieri. E quel brutto sospetto di essermi bruciato una possibilità. Se la persona che ritieni più importante nella tua vita ha bisogno di una parola non costa niente dargliela, darle una mano, un momento di conforto. Probabilmente anche un nuovo slancio per ripartire.
Non ce l'ho fatta, perchè ho sbagliato, su tutta la linea, arrivando a dire anche delle cazzate immonde.
Ma perchè sono qui a scrivere queste cose? Essenzialmente perchè voglio chiederle pubblicamente scusa, anche se con lei l'ho già fatto ieri sera e vorrà riscusarmi di persona.
Forse per lei era finita lì, o forse no. Per me no, perchè quando fallisco un obiettivo che mi ero prefissato sto male e non mi do pace.
Per lei questo post, anche se non ce ne fosse stato bisogno.

giovedì, maggio 22, 2008

Un mito

Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l'immagine sua:
gli eroi sono tutti giovani e belli.

Conosco invece l'epoca dei fatti, qual era il suo mestiere:
i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere.
I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti:
sembrava il treno anch'esso un mito di progresso,
lanciato sopra i continenti.

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano,
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite.

Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali:
parole che dicevano "gli uomini sono tutti uguali",
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria, e illuminava l'aria
la fiaccola dell'anarchia.


Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione:
un treno di lusso, lontana destinazione.
Vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava un treno pieno di signori.

Non so che cosa accadde, perché prese la decisione.
Forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore,
dimenticò pietà, scordò la sua bontà,
la bomba sua la macchina a vapore.

E sul binario stava la locomotiva:
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva,
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d'acciaio,
con forza cieca di baleno.

E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo,
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto:
salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura,
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura.

Correva l'altro treno ignaro, quasi senza fretta:
nessuno immaginava di andare verso la vendetta.
Ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
"Notizia di emergenza, agite con urgenza,
un pazzo si è lanciato contro il treno!"

Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva,
e sibila il vapore, sembra quasi cosa viva,
e sembra dire ai contadini curvi, il fischio che si spande in aria:
"Fratello non temere, che corro al mio dovere!
trionfi la giustizia proletaria!"


E intanto corre corre corre sempre più forte,
e corre, corre, corre, corre verso la morte,
niente ormai può trattenere l'immensa forza distruttrice,
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice.

La storia ci racconta come finì la corsa:
la macchina deviata lungo una linea morta.
Con l'ultimo suo grido d'animale la macchina eruttò lapilli e lava,
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo,
lo raccolsero che ancora respirava.

Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore,
mentre fa correr via la macchina a vapore,
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l'ingiustizia!

La Locomotiva - Francesco Guccini

lunedì, maggio 19, 2008

Una giornata memorabile


Comincia così, nel primo pomeriggio di un qualsiasi 18 maggio. Ti risvegli dopo una serata poco piacevole (di cui non voglio assolutamente raccontare nulla, basta dire che Copperfield ci fa na sega), ti alzi piano piano con la testa ancora appannata, non ci pensi e cominci ad avviarti verso la cucina. Capisci che la giornata è particolare. Tua madre ti accoglie con un sorriso diverso dal solito, gorgola il caffè sulla moka con un suono più forte del desiderato. Senti il rumore delle scale, passi che si avvicinano, ti volti e realizzi che è arrivata davvero la giornata tanto sperata. Tuo padre ti guarda, ride. Anche nella sua testa c'è la tensione che sale, anche nei suoi occhi c'è l'ansia di quello che sta per arrivare. Mangi, tentando di posticipare il più possibile l'orario, per non lasciare troppi buchi in sospeso tra te e la verità. Così arrivano le 2 e sei ancora a tavola. Ti parli, cerchi di parlare d'altro, ma non è semplice, i pensieri sono sempre più catalizzati verso l'evento. Vecchi fantasmi aleggiavano nella nostra mente, orribili ricordi, terrificanti mostri riecheggiavano dal buio dell'oblio mai troppo oblio. Un amico che non c'è al momento opportuno, una sigaretta fumata nervosamente, un gelato mangiato per riempire il tempo: è così che arriva l'ora X, quella tanto agognata. Sono stati circa 110 minuti di assoluta follia, passando dalla tensione alla gioia, dal cardiopalma al delirio, dalle unghie alle lacrime. Ore 17 circa, scoppia la festa. Due persone in delirio, si abbracciano soddisfatte e brindano alla loro vittoria. Quella vittoria che per tutti questi anni era stata negata loro da eventi fuori programma, ma soprattutto dalla classica capacità di complicarsi la vita da soli, rimandando sempre "a data da decidersi".
Ho festeggiato lo scudetto dell'Inter con mio padre. Finalmente. Che bello poter dire di aver vissuto questa giornata con lui. Solo con lui, nel silenzio e nelle urla, nell'attesa e nella gioia, in tutto ciò che intorno a noi gravitava.
Nei suoi occhi vedevo la paura. Di perdere, certo. Ma da una settimana c'era la paura di dover vedere il proprio figlio allo stesso modo di 6 anni prima. In quel maledetto 5 maggio che tanto ci fa dolore a noi interelli. Ieri no, ha potuto liberare anche lui la sua tensione e poter dire, finalmente di aver visto uno scudetto insieme a suo figlio.

Campioni d'Italia



SIAMO NOI!! SIAMO NOI!! I CAMPIONI DELL'ITALIA SIAMO NOI!!!

lunedì, aprile 21, 2008

Caos per caso


In macchina c’è un cd, nello stereo, che da giorni mi sta tenendo compagnia. E’ uno dei miei artisti preferiti, lo ascolto sempre con molta attenzione e ogni volta scopro qualcosa di nuovo. L’artista è Caparezza e il titolo del cd, caso vuole che si chiami “Le dimensioni del mio caos”.
Che c’entra il caso dite voi? C’entra tantissimo perchè con il girare di due lettere si ottiene d’improvviso ciò che è successo a noi. Il caso che genera il caos.
D’improvviso il cambiare di una lettera, la sovrapposizione all’altra, l’evolversi di un significato.

E ridevi, ridevi, ridevi e ancora ridevi.
Perchè entrambi ridevamo, ridevamo, ridevamo e ancora ridevamo.
Per un istante, per un pò di tempo, per qualche ora tutti i pensieri che aleggiavano nella nostra mente sono scomparsi. Hanno lasciato il loro posto alla voglia di ridere, al gusto di stare assieme, al bisogno di svagare e lasciare andare la propria testa anche per nulla.
Finalmente, dopo 2 settimane molto, troppo tirate, ieri sera abbiamo smollato la tensione un pochetto.
Ci siamo potuti permettere il lusso di rilassarci un pò, di ricaricare un pò le pile, di prenderci del tempo per noi due soli.
Ci serviva. A me e, checchènedica anche a lei.
A parte l’inconveniente del colpo della strega che oggi la obbligherà a letto tutto il giorno (povera piccola.....) ieri sera abbiamo liberato un pò la mente, trascinato i nostri pensieri al di fuori del recinto in cui (giustamente) erano stati rinchiusi finora.

Intanto ho comprato i biglietti e il 10 maggio saremo a Rimini...non vedo l’ora...

PS: Forza “papo” che sei forte!!

Le dimensioni della sconfitta, un punto di ripartenza

Diciamocelo, la sconfitta è stata netta. Non credo che il migliore dei modi per ripartire sia negare l’evidenza in nome di un ottimismo piuttosto cieco, così è meglio partire da una constatazione ben precisa: si pensava di fare molto, molto di più. Non avevamo considerato correttamente la potenza della Lega, l’avevamo sottovalutata, forse snobbata, probabilmente abbiamo creduto che l’entusiasmo che accompagnava i nostri viaggi e la nostra campagna elettorale si trasmettesse a tutta la popolazione a macchia d’olio, commettendo il classico errore che ci accompagna da una vita: considerare “la piazza” come specchio fedele di un sentimento maggioritario. Ci siamo accorti, per l’ennesima volta, che così non è. Siamo stati battuti, nettamente. Il PDL ha stretto la classica alleanza col Carroccio, il quale ha raccolto il voto di quei delusi della politica di condivisione che noi abbiamo cercato di portare avanti. Ma oltre alla conferma della Lega, tornata all’exploit di un pò di anni fa, fa strano vedere come la Sinistra Arcobaleno abbia fallito il suo compito, quello di rappresentare tutta quella fascia di elettori che non si identificavano nel PD perchè troppo spostato in una logica “centrista”; i numeri dicono che questi elettori hanno dato il loro appoggio un pò a Di Pietro, un pò al PD, in buona parte sono stati a casa e “last but not least” hanno riposto la loro fiducia nel partito di Umberto Bossi. Sembra assurdo, ma proprio la Lega Nord sale alla ribalta da quei quartieri popolari che hanno affidato ad essa il compito di mantenere lo stato di salute e prosperità in cui versa il Nord / Est d’Italia (ma non solo).

Alla luce di questi dati si possono fare diverse considerazioni e numerose domande. La prima, secondo il sottoscritto, domanda da porsi è:
indipendentemente dalla sconfitta, come è andato il Partito Democratico?
La risposta è semplice e non ci sarebbe nemmeno il bisogno di guardare tanti numeri o cifre, i quali restano comunque il cuore di una democrazia rappresentativa: BENE. E’ andato bene perchè anche solo dovessimo considerare la semplice somma dei due maggiori partiti del Centro Sinistra (Ds+Margherita) otterremo che il risultato ottenuto è superiore a quella soglia (29% circa) di circa 4 punti percentuali, punto più, punto meno. Siamo partiti da 6 mesi e abbiamo incamerato più preferenze di gruppi radicati e presenti da anni. Siamo partiti da una posizione di netto svantaggio, avremmo quasi dovuto scomparire stando alle previsioni, abbiamo pagato dazio di due anni di non-governo e abbiamo comunque ottenuto numeri molto confortanti.

Abbiamo fatto bene a correre da soli?
Io direi di sì. Non abbiamo vinto, non sapremo mai se così sarebbe stato in caso di alleanza, ma credo fosse giunta l’ora di un distacco definitivo. C’era la necessità di dare una forte scossa sia all’immagine collettiva che colpiva la sinistra italiana, sia all’apparato politico che formava quel movimento che era il centro sinistra. Abbiamo dato vita ad una realtà riformista scomoda a molti, sia a destra che a sinistra. L’aveva cominciata Prodi, abbiamo trovato in Uòlter il miglior rappresentante possibile. Come sembra poter essere, i problemi che noi avevamo con gli allora “massimalisti”, li avrà anche la PDL con i leghisti, che altro non sono che degli estremisti di destra.C’è da chiedersi se la scelta di indirizzare la mira più verso gli indecisi centristi rispetto ai delusi “sinistri” si sia rilevata corretta, visto l’alto numero di astensioni. Non siamo riusciti a convincere la gente che siamo comunque un partito di centro-sinistra, che guarda sempre a quella fascia di elettorato. Abbiamo pensato che rubare i voti al centro fosse più proficuo, probabilmente sottovalutando la presenza dell’UDC che avrebbe comunque comunque fatto da “atterraggio morbido” nei confronti di quelli che non volevano Berlusconi. La gente della sinistra era stanca e non è andata votare, delusa da anni di promesse non mantenute. L’Arcobaleno non è riuscita a recuperarli e questo l’abbiamo pagato anche noi. E’ un dato su cui è bene riflettere.

Perchè abbiamo fallito?
Innanzitutto consideriamo i due anni che avevamo alle spalle. Un governo paralizzato da un’eterogeneità dilaniante, un continuo contrasto interno, una sensazione di debolezza estrema e alla fine una caduta rovinosa che ha sancito la parola fine al movimento del centro sinistra inteso come l’avevamo inteso fino ad allora. Ma questo non può e non deve assolutamente essere l’alibi principale. Possiamo discutere sul ruolo dell’informazione, sul conflitto d’interessi, ma se non capiamo che la gente ha votato C-Dx non perchè è ignorante, ma perchè ha ritenuto che riusciva a trovare risposte pratiche in quello schieramento piuttosto che nel nostro non andremo da nessuna parte.

Da dove ripartire?
Non c’è il bisogno di una ripartenza perchè il PD è già partito e ben lanciato. A Vicenza siamo il primo partito e questo dovrebbe dare le dimensioni di quella che è la base da cui partiamo. Certo, c’è bisogno di capire come fare a fronteggiare la Lega, soprattutto se questa otterrà le riforme da lei proposte che la collocheranno agli occhi della gente in posizione di assoluta potenza. Però non c’è da sconfortarsi troppo, anzi. Abbiamo riportato la gente nelle piazze e i giovani a crederci e parlare, discutere, impegnarsi. Abbiamo dato quella sensazione di libertà da giochi e giochetti politici, convenienze partitiche o concertazioni trasversali che hanno tanto danneggiato il governo appena caduto. Siamo stati identificati come nuova forza riformista, abbiamo gettato le basi per un futuro in cui sarà possibile modificare il Paese e non vergognarsi più di essere italiani. Stiamo rilanciando un’etica e una morale nel fare politica, bisogna recuperare dei valori che sono andati perduti piano piano nel corso degli anni, soprattutto perchè chi si faceva portatore di tali teorie non riusciva a tramutarle e allacciarle con la pratica giornaliera. La gente vuol sapere cosa si farà domani in attesa del “sol dell’avvenire” e noi dobbiamo intersecare questa voglia di azione legittima con le idee che ci contraddistinguono, ossia quelle dei valori della legalità, della sicurezza, della solidarietà.

Direi che possiamo ancora farcela. Possiamo ancora insistere e battere su quel chiodo che avevamo martellato in campagna elettorale. Cambiare l’Italia, cambiarla tutti assieme, si può fare e non è un’utopia, un pensiero irrealizzabile. La nostra convinzione ha basi solide che rappresentano quei valori e quei punti di forza che tutti noi vogliamo considerare come radici della rinascita.

venerdì, aprile 04, 2008

Sogni risplendono

E’ solo rabbia che non ha più via di fuga
E all’improvviso poi mi accorgo che non ha più senso
rifugiarsi dentro un’ombra che da noia
E non ci provi più, tu non esisti più!

Senza aspettare più di subire il tempo tra le mani
Sogni risplendono!
E non importa se tutto quanto è fermo intorno a te
Sogni risplendono!

Io sono il tempo, sono la spazio e I DESIDERI SONO I MIEI TENTACOLI!!!!

E non aspetto più di bruciare il tempo tra le mani
Sogni risplendono!!

venerdì, marzo 14, 2008

Il mago del sorriso


Uno spunto rapidissimo, una riflessione spontanea dopo ciò che ho sentito ieri

"Credo che con il suo sorriso se lo possa certamente permettere"

....

3 sono i re, 3 sono i re
Questo era chiamato 'nontiscordardimè'
Perchè metteva foto giganti del suo viso
Rimase incastrato nel suo proprio sorriso

....

giovedì, marzo 13, 2008

Meno uno

Meno uno, è cominciata la corsa.
Un mese e le novità corrono. Forti.
Più o meno un mese da quando non scrivevo qua, un mese esatto all'esito delle elezioni.
Nel frattempo, un sacco di novità, un sacco di eventi, un sacco di cose.
Scriverò più approfonditamente di tutto quello che mi è successo appena il tempo me ne lascerà la possibilità, per ora un semplice, brevissimo, elenco dei fatti, utile anche a me per non dimenticarmelo e poi spiegarli man mano
- l'8 febbraio decisi di autocandidarmi come membro del coordinamento al PD di Sarcedo; il 10 febbraio risulto il maschio eletto con più voti
- il 20 febbraio alla prima riunione vengo eletto segretario (ora si chiama coordinatore, vabbeh...)
- lunedì 3 marzo presento in quasi totale solitudine una serata sui cortometraggi al cinema che preferirei finisse nel dimenticatoio.
- sabato finisce il campionato di calcetto
- caio si laurea e stiamo facendo il papiro
- la mia vita accelera, ma l'unica certezza è che dietro ad ogni grande uomo ci sta una grande donna. Sembra una puttanata, ma è la verità. Se non avessi avuto in questo periodo un punto fermo su cui fare affidamento, una figura a cui appoggiarmi anche virtualmente, anche solo moralmente o mentalmente in tutti i momenti di sbandamento, a quest'ora avrei un posto assicurato in manicomio.

Oltre a tutto questo, che dovrò raccontare con calma, magari punto per punto, abbiamo un mese per organizzare la campagna elettorale, per convincere la gente a darci l'appoggio, per far cambiare idea a molte altre persone. C'è la necessità di muoversi, scrivere, volantinare, contattare, convocare, riunione, partecipare.

Sopra a tutto un grande entusiasmo.
Una grande voglia.
Un elettrica sensazione.

mercoledì, febbraio 20, 2008

Lucertole

Ogni cosa che mi viene in mente mi provoca una scossa: “scrivi cazzo, scrivi”. Vorrei inventassero quelle macchine che leggono il fottutissimo pensiero e scrivessero quello che penso. Poi mi arrangio io a metterlo a posto nella forma, nei contenuti, nell’estetica. Ma intanto le idee sono lì cazzo e non se ne vanno come fanno ora.
Forse è perchè sono talmente banali e stupide e forse poco importanti che lasciano il tempo che trovano. Saranno pure pensieri superficiali, attenzioni di un attimo verso qualcosa che non merita approfondimento, ma porca puttana è pur sempre un mio pensiero. Spaziale, astronautico, o quasi meglio astronomico.
Virtuoso, come i giri che faccio per raggiungere quel punto che non so descrivere. Tortuoso come i tornanti di montagna per arrivare alla cima. Saranno pure molte volte astratti come immagini che arrivano e poi svaniscono.
Sono flash, nella memoria o nel cervello. Lampi di luce o sprazzi di pazzia che vagano nel buio della quotidianità. Ma mi aiutano a superare tutto ciò che è noia. O tutto ciò che è scontato.
Un pensiero, un flash, un abbaglio, un’ispirazione rapida, fulminea, poi il ritorno. Nemmeno il tempo di scriverlo su un foglio, che già l’ispirazione se n’è andata. Sembra uno di quei fotogrammi che vengono inseriti appositamente in un nastro per trasmettere messaggi subliminali. Lo vedi, ma è come se non ci fosse perchè non l’hai ben presente. Te lo immagini e lo sai descrivere nella tua mente. Ma non sapresti disegnarlo. O forse sì, ma non verrebbe mai come vorresti. Perchè l’hai visto troppo poco, ti è rimasto troppo poco sotto gli occhi. Nella sua fretta ti ha raschiato le pupille entrandoti nel campo visivo e poi ti ha lasciato lì a riflettere su quello che avevi visto. O forse pensavi di aver visto.
Ecco i miei pensieri sono così. Luce accecante per qualche secondo, poi il nulla. Cioè, non proprio il nulla, ma quantomeno il vago. Sicuramente l’incapacità di trattenere.
Cazzo quante volte mi sono stramaledetto per questo. Mi odio, mi detesto, avrei una fottutissima voglia di scrivere qualcosa di bello e soprattutto scrivere di più. Invece ecco che se non mi butto a capofitto su un’idea campa cavallo che per la prossima bisogna aspettare una vita. Non è vero nemmeno questo, perchè di pensieri e idee ne ho sempre tanti e tante, tantissimi e tantissime. Ma è sempre la solita storia, se non riesci a catturarli sono come una lucertola dentro un bicchiere rovesciato: alzi il bicchiere e zac! la lucertola scompare. E con lei le tue idee, i tuoi spunti.
Veloci dentro un muro formato da crepe che sembrano risucchiare tutto ciò che non è ben definito.

martedì, febbraio 19, 2008

Absolution

Scrivo per me.
In un momento di pazzia generazionale, di nuovissime prese di posizione e rivoluzionari accordi con la propria coscienza scrivo per me. In questo momento, qui solo, scrivo per il sottoscritto.
Un posto personale per uno sfogo in grande stile.
SOS, help me, aiuto.
Lancio grida disperate soffocate dal buon senso, nella speranza che qualcuno, da qualche parte, aiuti il qui presente nel superamento della delicata fase.
Non è una richiesta d’aiuto. E’ uno sfogo individuale.
Non cerco disperatamente la comprensione, voglio solo esprimere quello che ho dentro.
SOS, help me, aiuto.
Lo sclero si sta impossessando del mio corpo, la mia mente viaggia con lui. Figure sempre più irreali vagheggiano fluttuando nella melma dell’incoscienza. Astrazione.
Cerco dentro di me cosa dev’essere il niente, mi assale prepotente un’assordante rumore, sempre più indistintamente sento battere un cuore. E’ il mio cuore, è il suo cuore. E’ un unico oggetto impreziosito di battiti. Un unico magnifico tichettare ritmico che propina linfa vitale a tutto ciò che si muove.
Guardo l’orizzonte, teso e smarrito in un riflesso narcisistico. Il futuro ci accompagna e non bisogna aver paura di lui. Strani e vaghi pensieri rotolano nella mia testa in questo giorno di sole e nuvole, freddo e foschia.
SOS, help me, aiuto.
Sembra strano, ma non voglio persone che mi mostrino compassione. Sono solo fuso. Niente di più, sono solo decerebrato, niente di che. E’ un momento, passerà. 14 giorni ancora di attesa, poi passerà.
Mi sono deciso, ho scritto in questo posto che sembrava abbandonato. Ho atteso abbastanza e l’ultima volta che ci sono entrato ho realizzato quanto chi a me più vicino e importante continuava a ripetermi: togli quella faccia di merda!
Hai ragione piccola, ma quella faccia di merda non la tolgo. Metto questo post, pirotecnico, a fare da apripista alla pagina.
Dovrebbe essere abbastanza lungo per permetterci di vederlo solo se scorriamo all’ingiù.
Ho talmente tante cose da poter raccontare e scrivere che è meglio che non lo faccia in questo post. L’ho utilizzato solo per collegamento. Nuovo motore per una grande ripartenza. Sprint, energia, nuova linfa.
Ho bisogno di realismo, per ributtarmi nella realtà con la stessa atrazione con la quale son venuto

venerdì, gennaio 25, 2008

Fottiti


FOTTITI
AMMAZZATI
UCCIDITI
FANCULIZZATI
SMATERIALIZZATI
SOPPRIMITI
CENSURATI
ESILIATI
ROVINATI
EVIRATI

VAI A CAGARE!

giovedì, gennaio 24, 2008

Balliamo sul mondo

Siamo della stessa pasta bionda non la bevo sai.
Ce l'hai scritto che la vita non ti viene come vuoi.
Ma e' la tua e per me e' speciale
e se ti puo' bastare sai
Che se hai voglia di ballare uno pronto qui ce l'hai!!
Balliamo sul mondo!! Va bene qualsiasi musica!
cadremo ballando, sul mondo lo sai si scivola!!
Facciamo un fandango! La' sotto qualcuno ridera'!!
Balliamo sul... mondo!!!!
Non ti offro grandi cose pero' quelle li' le avrai
Niente case ne' futuro ne' certezze, forse guai
Ma se dall'Atlantide all'Everest
non c'e' posto per noi
Guido io in questo tango ci facciamo posto dai!!
Balliamo sul mondo!! Va bene qualsiasi musica!
cadremo ballando, sul mondo lo sai si scivola!!
Facciamo un fandango! La' sotto qualcuno fischiera'!!
Balliamo sul... mondo!!!!
[......]

Questa mattina niente radio in macchina. Ogni tanto mi succede, mi metto a canticchiare per vedere cosa ne esce, cosa mi rimembra la strada che mi porta ogni giorno al lavoro.
Questo giro Ligabue ha un pò monopolizzato la mia attenzione e tra tutte le canzoni che mi sono venute in mente questa è quella che mi è entrata e non mi è più uscita.
Sarà per quella sensazione che ti trasmette di unione di intenti e di forze nel contrastare il mondo, di vincerlo, soprattutto di non farsi soprassedere dalle troppe parole, troppo spesso lasciate al vento che spazza via tutto quanto.
Così la musica si impossessa di noi che vinciamo il mondo ballando e le nostre promesse non sono grandi, ma sono sincere e soprattutto mantenibili.
Ma più di ogni altra cosa è l'allegria che trasmette questa canzone ad essere speciale. Niente nenie, niente tedio, niente giretti lenti. Solo rock, allegria, velocità e una inconfondibile, irrinunciabile, voglia di fottersene perchè sul mondo si scivola, ma quando si cade l'importante è farlo ballando, perchè si sa "la' sotto qualcuno applaudira'"

lunedì, gennaio 21, 2008

La porta colorata

Tutto comincia così, la mattina quando ti alzi e guardi la sveglia. Segna le 8 e 20, circa, e realizzi che avrai 10 minuti per te. Ti alzi, ancora assonnato girovaghi per la casa, con i pantaloni del pigiama uno alto e uno basso, cosa di cui non riesci mai a capire il perchè. Te ne vai in bagno, ti lavi bene bene la faccia e poi stai lì, quasi con le orecchie tese, ad ascoltare il nulla che ti circonda, appoggiato con i palmi aperti sul bordo del lavandino. In un istante, vieni avvolto da quel senso di tristezza che non ti lascierà più per la tutta la giornata. E’ quel senso di smarrimento che ti si aggrappa alle caviglie e non vuole più lasciarti andare. E’ come quando torni da un posto magnifico, e alla mattina l’unica cosa che vorresti fare è tornare là, in quel posto in cui stavi tanto bene e ti sentivi tanto felice. Ti muovi, perchè sono circa due o tre minuti che sei lì fermo con gli occhi ancora socchiusi che ci pensi e ti rendi conto che la tua giornata non potrà minimamente essere incentrata su questo pensiero. Ti rilavi la faccia e finalmente ti decidi che è arrivata l’ora di darsi sembianze serie, da dipendente. Così ti infili i jeans e la felpa, mentre ancora assonnato, e triste perchè la giornata al di là del vetro si preannuncia uggiosa, ti accorgi che avevi visitato solo due stanze della tua casa e ti era già costato uno sforzo immane.
Ed è proprio in quel preciso istante, in cui la porta colorata che separa il mondo dei sogni dalla realtà si apre, che il tuo senso di smarrimento si fa pieno, compiuto. Il tuo sonno si arrampica come l’edera ai muri, il tuo senso di immaginazione pervade i tuoi pensieri, la tua vista si fa offuscata e il viaggio verso la nuova giornata si fa sempre più veloce e intenso. In pochi minuti ti rendi conto di essere te stesso. Con la tua casa, le tue sedie, i tuoi caffè e le messe di tua nonna. Capisci che non c’è quello che vorresti, che non hai vicino chi desideri.
Per un istante, però, è stato bello. Immaginare che al tuo risveglio eri da solo per puro caso. Che una volta lavata la faccia si sarebbe sentita una voce dolce e sensuale che ti diceva che il caffè era pronto. Che ti pigliavi un bel bacio senza fiatare e avevi solo la possibilità di ricambiare. Di sentirti dire “Buongiorno!” e vederti un sorriso che ti rallegrava la giornata. Ti saresti anche alzato prima per poter passare un pò di tempo assieme, quello è sicuro! Che ti sedevi lì, nella cucina ancora semiscura e ti trovavi davanti la donna dei tuoi desideri che ti guardava con occhi anche lei semichiusi dal sonno e capivi che la giornata sarebbe stata dura, ma l’avresti affrontata insieme. In due posti separati, ma uniti dallo stesso sguardo e dalla stessa complicità mattutina.
Invece la porta colorata che separa il mondo dei sogni dalla realtà si è aperta e con lei tutti i tuoi pensieri se ne sono andati. Sono stati ricacciati dentro, in attesa di essere nuovamente richiamati, la mattina seguente, al chiamare della sveglia. Non ti resta che guardare tua nonna in piedi a mani giunte davanti alla televisione e renderti conto che la giornata sarà più dura di quello che ci si aspettava. Un cenno di saluto con la mano, la giacca messa in fretta con una mano, la sciarpa arrotolata alla "beneemeglio" con l'altra, una sigaretta in bocca di tutta fretta, una schiacciatina rifiutata lasciata sul tavolo, le chiavi nella tasca. Uno sguardo allo specchio: “Buongiorno!”

venerdì, gennaio 18, 2008

Sonno

Cazzo, che sonno!!! Ho sonno, un leggero mal di testa, quella voglia matta di stare sotto le coperte, al calduccio, a dormire per ore, ore, ore, ore.....

giovedì, gennaio 17, 2008

Non sembra, ma sono felice


Ho voglia di cadere in burrone
Per esplorare il vuoto
Per capire che senso si prova
nel lasciarsi andare senza paura

Che rabbia dover spendere centinaia di euro per poter dormire con la persona con cui vorresti dormire sempre e vedere che ci sono persone che si permettono il lusso di rinunciare ad una notte assieme per qualche capriccio...grrrr

mercoledì, gennaio 16, 2008

Una sola parola: LAICITA'

Il Papa ha declinato l’invito ad inaugurare l’anno accademico all’Università La Sapienza a Roma. Un importante gruppo di professori e studenti ha manifestato il proprio dissenso riguardo l’invito fatto dal Magnifico Rettore e il Pontefice ha deciso di declinare.
Passerà come vittima, poverino.
Il clima è intollerabile, ora dicono.
C’è censura, sono le reazioni.
Cacciata dei prof, propongono da AN.
Che siamo tutti matti? Siamo tutti diventati scemi? Svegliamoci cazzo!
Non mi sembra vero che i ragazzi e i prof abbiano ottenuto questa vittoria. Grandi cazzo, grandi!
Il nemico della Scienza ad inaugurare l’anno in uno dei templi della Scienza. Un’assurdità, appunto. Grandi ragazzi, grandi! Galileo sarebbe orgoglioso di voi se fosse ancora vivo!
Ci hanno tacciato di intolleranza, di censura. Ma che censura e censura! Il Papa parla quando vuole e dove vuole, ha un eco mediatico che nemmeno il proprietario di 3 televisioni in Italia e si parla di censura? Ma per favore!!!
Parlano di dialogo, di confronto. Ma che dialogo ci può essere con chi il dialogo lo rifiuta e va avanti a dogmi? Con chi ti porta le proprie credenze come unica forma di verità e ha sempre stroncato chi la pensava diversamente?
Intolleranti noi? E’ vero cazzo, siamo intolleranti! E io non mi vergogno di questa mia intolleranza. Intollerante nei confronti di chi predica intolleranza e rifiuto del diverso, di chi predica contro l’aborto, contro il divorzio, contro tutto cazzo quello che va nella direzione giusta! Se questo è essere intollerante, se questa parola significa combattere chi va in piazza per ammazzare diverse forme di unione rispetto alla bigotta famiglia, allora sì, sono intollerante! E’ di nuovo alto il muro, lo scontro ha di nuovo inizio e ci puoi giurare che da oggi in poi ci sarà la corsa ad accapparrarsi i voti dei cattolici indignati di questa sacrosanta e giustissima protesta nei confronti del paparatzo. Fottetevi cazzo, voi tutti politicanti che andate a fare del credo un’arma di propaganda politica. Fottetevi tutti e se possibile marcite all’inferno, che se davvero deve esistere un posto dove passare il resto dei nostri giorni è quello il posto che meritate!

lunedì, gennaio 07, 2008

Piombo


"Chiazze di sangue, giornate di sole
Le dita sull’asfalto, l’arma già scarica.
Giovane vita in un gesso sottile
Tutto finisce, in terra resta una sagoma.

Fanti e pedine, scacchiere di morte
La merce nel sistema è l’unica regola
Rischiare tutto e non essere niente
Nel male scuro che travolge ogni pietà.

L’aria è più pesante che mai quando un fantasma ci ruba l’ossigeno
Quando il futuro è solo piombo su queste città
Sotto una cupola che sembra la normalità.
L’aria è più pesante che mai e brucia tanto che manca l’ossigeno
Troppi silenzi in quel cemento che già sanguina
Troppe speranze nel mirino che ora luccica.

Se un sogno non raggiunge neanche il mattino
Se le illusioni sono scorie di umanità
Come fare a coniugare un verbo al futuro
Quando il futuro è solo appalto di tenebra.

Dentro una terra di sole e veleni
C’è un paradiso infestato dai demoni
Spettri temuti con nomi e cognomi
Che tremano solo di fronte alla verità
Quella del coraggio di chi sfida l’oscurità,
Quella di chi scrive denunciando la sua realtà,
Le anime striscianti che proteggono l’incubo
Sotto la scorta di un domani che scotterà."