lunedì, maggio 19, 2008

Una giornata memorabile


Comincia così, nel primo pomeriggio di un qualsiasi 18 maggio. Ti risvegli dopo una serata poco piacevole (di cui non voglio assolutamente raccontare nulla, basta dire che Copperfield ci fa na sega), ti alzi piano piano con la testa ancora appannata, non ci pensi e cominci ad avviarti verso la cucina. Capisci che la giornata è particolare. Tua madre ti accoglie con un sorriso diverso dal solito, gorgola il caffè sulla moka con un suono più forte del desiderato. Senti il rumore delle scale, passi che si avvicinano, ti volti e realizzi che è arrivata davvero la giornata tanto sperata. Tuo padre ti guarda, ride. Anche nella sua testa c'è la tensione che sale, anche nei suoi occhi c'è l'ansia di quello che sta per arrivare. Mangi, tentando di posticipare il più possibile l'orario, per non lasciare troppi buchi in sospeso tra te e la verità. Così arrivano le 2 e sei ancora a tavola. Ti parli, cerchi di parlare d'altro, ma non è semplice, i pensieri sono sempre più catalizzati verso l'evento. Vecchi fantasmi aleggiavano nella nostra mente, orribili ricordi, terrificanti mostri riecheggiavano dal buio dell'oblio mai troppo oblio. Un amico che non c'è al momento opportuno, una sigaretta fumata nervosamente, un gelato mangiato per riempire il tempo: è così che arriva l'ora X, quella tanto agognata. Sono stati circa 110 minuti di assoluta follia, passando dalla tensione alla gioia, dal cardiopalma al delirio, dalle unghie alle lacrime. Ore 17 circa, scoppia la festa. Due persone in delirio, si abbracciano soddisfatte e brindano alla loro vittoria. Quella vittoria che per tutti questi anni era stata negata loro da eventi fuori programma, ma soprattutto dalla classica capacità di complicarsi la vita da soli, rimandando sempre "a data da decidersi".
Ho festeggiato lo scudetto dell'Inter con mio padre. Finalmente. Che bello poter dire di aver vissuto questa giornata con lui. Solo con lui, nel silenzio e nelle urla, nell'attesa e nella gioia, in tutto ciò che intorno a noi gravitava.
Nei suoi occhi vedevo la paura. Di perdere, certo. Ma da una settimana c'era la paura di dover vedere il proprio figlio allo stesso modo di 6 anni prima. In quel maledetto 5 maggio che tanto ci fa dolore a noi interelli. Ieri no, ha potuto liberare anche lui la sua tensione e poter dire, finalmente di aver visto uno scudetto insieme a suo figlio.

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