mercoledì, agosto 22, 2007

La fuga

Ecco, ma perchè? Perchè oggi deve essere così? Perchè oggi devo essere fottutissimamente triste? E malinconico? Perchè?
Perchè penso continuamente che vorrei scappare? Che l'unico posto dove mi troverei bene in questo momento sarebbe da qualsiasi parte fuorchè qua? Perchè?
Perchè penso che un asfaltatore di strade o un addetto all'autospurgo sta meglio del sottoscritto? Perchè?
Cazzo, oggi è così e non riesco a farla girare. Non vedo l'ora che arrivino le 6 di stasera per chiudere questa giornata. Le 6 perchè poi so che potrò fare quel cazzo che voglio, poi potrò dedicarmi alla mia vita, alle mie cose. Ma perchè ora sto così? Non voglio, porca puttana, non voglio.
C'aveva ragione Radiofreccia a dire che se tenti di scappare da un paese di 20mila abitanti vuol dire che tenti di scappare da te stesso. E da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddy Merx. Ecco, a me, il paese di 20mila abitanti non frega un cazzo. Sto tentando direttamente di scappare dal sottoscritto. E non solo non sono Eddy Merx, ma in questo momento non sono nemmeno capace di andare in bicicletta!
Vorrei che ci fosse lei, qui con me, in questo momento. Lo vorrei perchè mi basterebbe un suo sorriso per farmi tornare il buonumore. Lo penso, lo immagino, lo "vedo", ma non riesce a bastarmi. Un sorriso, ecco cosa mi manca.
Sarà la solitudine di quest'ufficio, lo starmene sempre da solo da una settimana e mezza, mi ha fatto calare una tristezza addosso che neanche immaginate...
Non vedo l'ora che arrivi la sera per poter parlare, per poter svagarmi, per poter evadere...ma ora sono qui e qui ci devo rimanere altre 4 ore. E queste 4 ore saranno infinite, come il mare, come la sabbia, come il cielo...

lunedì, agosto 20, 2007

Gocce

Ricevo una lettera.
Mi giro, guardo il tempo.
E’ come se si fosse fermato.
Tutto intorno a me sembra si sia fermato.
Persino la pioggia che scende sembra centellinare le proprie gocce.
Mi fermo e rifletto.
Realizzo.
Sono fortunato.

giovedì, agosto 16, 2007

Amico fragile

Mi piacerebbe, per ogni idea che ho in testa, per ogni sensazione che provo, per ogni umore che accompagna la mia giornata riuscire a trovare la canzone più adatta, quella che descrive meglio quel sentimento, quell’emozione, quella che parla di quel momento che sto vivendo. Mi rendo conto che non ce la faccio e che non ho una cultura tale da potermi permettere una simile operazione. Ma mi piacerebbe.
Ieri, ferragosto 2007, un’altra grandissima giornata con lei e quasi tutti i nostri amici. Un pò di pallone, un pò di riposo e tanto, tantissimo divertimento. Senza pensieri, per il giorno che ha definitivamente sancito la fine delle mie ferie. Non riesco a trovare una canzone che mi rappresenti in questo momento, non so se nemmeno nessuno ha mai scritto una canzone su questo stato di smarrimento che mi affligge da quando ho preso a solcare le strade che mi portavano in quest’ufficio. Allora cerco di fare mia una canzone simbolo di uno stato di fragilità, scritta da uno dei maggiori poeti contemporanei, Fabrizio De Andrè, pervaso anche lui, durante una serata con amici, da quello stato di malessere mentale e fisico dal quale sai che ti sbloccherai, ma che in quel momento non hai idea di quando ciò potrà accadere.
Sembra che nessun’altra canzone potesse essere scelta in maniera migliore, questa notte, per congedarci dal gruppo e per anticipare, seppure inconsciamente, quell’ovosodo che mi trovo nello stomaco. Un pensiero pensante, quasi cattivo, entrato nelle prime ore del mattino e che ora non va nè su nè giù. Nè su, ne giù.

Amico Fragile – Fabrizio De Andrè

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'era
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta."
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a farle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

Risveglio

Tristezza, rassegnazione, risveglio. Stamattina se n’è andata. Mi ha seguito, mentre uscivo per andarmene a lavoro e con lei si è portata gli ultimi residui di vacanza che avevo ancora in corpo. E’ il momento di svegliarsi da questo torpore, da questo bellissimo sogno. E’ il momento di agire concretamente per riportare la propria testa su questo pianeta, in questo ufficio, sopra questa sedia. E’ una cosa triste, ma che bisogna accettare con serenità, quasi felicità, e andare avanti, facendo tutto ciò che prima si faceva, tornando alla normalità, tornando a rivivere la propria casa come se fosse metà ottobre e il lavoro nell’apice della propria produttività.
Era bello sognare di assistere ad una piccola continuazione delle vacanze. La sua presenza fra quelle quattro mura è riuscita a colmare la mia solitudine. Lunedì sera, martedì, mercoledì, fino a stamattina, quando se n’è andata. Come Virgilio che accompagna Dante al Paradiso, solo al contrario, dato che la mia destinazione saranno gli inferi e le fiamme del ritorno alla quotidianità.
Ora mi sento svuotato. Sono un pò perso. Provo a pensare a stasera che tornerò in quella casa e troverò tutto chiuso. I balconi, le finestre, le piante da annaffiare, le lavatrici da stendere, i letti da rifare. Provo a pensare al fine settimana cher sta per arrivare, ma capisco che sarà solo una coppia di giorni che mi permetterà di illudermi ancora maggiormente che questo periodo non è finito. Ma la realtà è tutta un’altra.
Lunedì tornerà tutto come prima, coi soliti caffè mattutini, i risvegli solitari, le imprecazioni del momento e l’animo in pace in attesa del prossimo viaggio. Tornerà tutto ad essere più grigio, con la stagione che volge ai suoi ultimi sospiri, con la consapevolezza che è giusto e così sia altrimenti non riusciremmo nemmeno a goderci questi momenti di grande, grandissima felicità se fosse tutto, tremendamente, una lunga e interminabile vacanza.
Mi resterà la gioia di aver passato un fantastico periodo in queste due settimane e mezzo. Mi rendo conto di essere fortunato, di aver trovato una persona con la quale è fantastico per me passare la giornata. Con la quale non mi annoio, anche se non facciamo nulla. Con la quale non vedo l’ora di poter ripassare così tanto tempo assieme. Anche senza la necessità di dover per forza correre a destra e a sinistra o riempire album fotografici. Mi resterà lei come appiglio, come ancora di salvataggio quando le giornate comincieranno a farsi veramente pesanti. Anche questa dovrebbe esserlo stato, in realtà, ma la sto diluendo come i grandi maestri sanno fare, cercando di farmela pesare un pò meno sulle spalle viste le 5 ore appena che ho dormito.
Qualche flash mi torna alla mente in questa giornata soleggiata; di noi distesi al sole a decidere se dormire, leggere o giocare a carte. Di noi che decidavamo cosa fare, come riempire le ore che formavano le giornate. Come riempire le nostre vite. Come renderle meno anonime. Come renderle più speciali. E’ un appiglio. E’ un’ancora. E anche per questo dico grazie.

“E scusa se sono qui a pensare, a te, alle tue parole, ai tuoi sorrisi, come un Matto fra le carte da giocare, può risolvere un attimo di crisi”

martedì, agosto 14, 2007

Ritorno

Leggo vari blog, uno dopo l’altro; gente che se ne va in ferie a destra e a sinistra, che se ne va in Grecia, che se ne va al mare, che al mare c’è già, che al mare ci andrà e che dal mare c’è già tornata. Io sono in quest’ultima categoria, quelli che al mare ci sono già stati, che le proprie ferie le ha già finite, le ha già bruciate. E che aspetta una nuova pausa, un nuovo week end, per riassaporare il gusto di starsene tranquilli senza nessuna preoccupazione.
Lei è lì, ora, a casa mia, mi sta aspettando. Stanotte abbiamo dormito assieme e dopo una settimana di distanza rivederla è stata la cosa più bella del mondo. Quando ieri sera l’ho vista salire le scale ho sentito come un qualcosa tuffarsi dentro il mio cuore. Era la felicità, ne sono certo. Si è tuffata dentro il mio cuore per non uscirci più, perchè finchè sto con lei sono felice e ho quasi bisogno di gridarlo al mondo intero. Lei è lì, ora, che si muove come se quella casa fosse la sua, come se quelle mura l’avessero accolta da sempre. E non vedo l’ora arrivi stasera per rivederla e riaverla tra le mie braccia, riassaporare il gusto delle sue labbra, riaccarezzare i suoi capelli.
E’ un pò come rivivere in piccolo la nostra settimana in Toscana. Pensavo, mentre viaggiavo con lei a fianco che dormiva, che una persona così bella si aveva l’obbligo di portarla in un posto così bello. Che gli Appennini che ci circondavano e quei paesaggi da cartolina erano il giusto sfondo per una come lei. E mentre percorrevamo quelle strade in mezzo alle montagne, persi in una mezz’ora da paura, senza indicazioni, ma soli col nostro fiuto, pensavo che quelle vacanze, che quei momenti che stavo vivendo avevano veramente qualcosa di speciale. Portavano con loro qualcosa di veramente magico, che sono convinto nessun’altra situazione mi avrebbe mai portato a vivere. E così è stato, e così è.
Tuttora. Anche se non siamo in Toscana e anche se sopra le nostre teste la sera c’è un tetto e non una tenda, se sotto i nostri corpi c’è un letto e non un materassino, anche se quando apri le finestre vedi il grigiore del maltempo e non il sole splendente che illumina la giornata.
Sto bene e questo benessere voglio sfruttarlo al massimo, al pieno delle mie forze, delle mie energie.
Sono tornato a lavoro, più scarico di quando sono partito dal punto di vista fisico, ma rigenerato mentalmente da quindici giorni senza alcun pensiero lavorativo. Ho lasciato spento per due settimane il mio computer, non ho voluto vederne o utilizzarne uno per due settimane. Per essere solo io e la mia vita al di fuori di esso. Ora mi tocca, sono qui di nuovo, davanti allo schermo in cerca di ispirazione per risolvere problemi che altre persone mi hanno lasciato. Ma sto bene e tutto mi pesa molto, molto meno.