domenica, dicembre 30, 2007

2007? It's finish...

Sono steso sotto lo copertone e penso a questi ultimi giorni del 2007. Un paio di giorni, 2 esattamente, una manciata di ore e l'anno solare 2007 lascierà il proprio posto al suo successore, il 2008. Come in tutte le cose c'è un inizio e c'è una fine.
Il 2007 dunque, come anno che stiamo per lasciare. Un bilancio alle volte è molto difficile farlo completo, soprattutto quando le cose che ti sono successe in questo anno sono molto lunghe e soprattutto sono molte. Non saprei esattamente come definire il mio 2007, per la consueta paura di tralasciare qualche aspetto, ma tenterò di farlo, nel più soggettivo dei modi, guardando in faccia quello che è stato buono, quello che è stato cattivo e quello che in realtà non vorremmo più vedere, nè nel 2008, nè negli anni a venire.
E' stato l'anno del boom. Passato il tempo della solitudine l'inizio del 2007 mi ha fatto conoscere e frequentare la ragazza con cui attualmente sto, margherita. Un paio di giorni fa dissi, in un gioco più osceno che cretino, che lei mi cambiò la vita. Ed è realtà. Mi cambiò la vita perchè da quando sto con lei affronto le vicissitudini e le difficoltà del momento con molta più calma, tranquillità e soprattutto con molta meno apprensione del passato. So che c'è lei e questo mi da una forza incredibile per affrontare e superare tutto ciò che mi ostacola. Non so che cosa sia in realtà la felicità. Se un reale stato d'animo, una sensazione, un modo di essere o più semplicemente la definizione semplicistica di un insieme complesso di cose e situazioni. Beh, non so cosa sia in realtà, ma sento che quando qualcuno mi chiede come sto mi viene da rispondere "felice". E questa felicità, debbo ammetterlo, appartiene molto anche a lei e al suo modo di essere e di esprimere gioia anche in momenti apparentemente meno adatti.
Sono sulla via del "me stesso" nel senso che mai come in questo anno in cui sto con lei sono riuscito ad avvicinarmi così tanto alla persona che vorrei essere. Saranno gli anni che passano e la testa che cambia, ma la naturalezza con cui affronto ogni situazione mi fa sentire bene. Propongo dose continuativa e abbondante durante il prossimo anno.
Lasciato il cuore al primo posto della lista, come giusto e normale che in situazioni così debba essere, trova spazio nella mia top classifica delle cose da ricordare del 2007 la conferma lavorativa che ho ricevuto in quel di Aprile. 3 anni di apprendista son dunque serviti a qualcosa anche se una mia rovinosa cappellatta rischiava di fare saltare tutto per aria. Ma sono stato confermato, il lavoro c'è, siamo soddisfatti e tendiamo ad essere così in forma anche per il 2008. Poche righe forse non bastano per descrivere quello che questa conferma ha fatto in me, nella mia testa e nel mio corpo. Quindi evito di dileguarmi e tiro dritto verso altri orizzonti.
L'insperato è avvenuto e vi dirò di più, sta ancora accadendo. Dopo anni di proposte e mezzi tentativi, perlopiù nemmeno cominciati siamo riusciti a formare una squadra di calcetto. Un avvio un pò imbarazzante, ora le cose sembrano cambiare. Il nostro cuore batte un pò più forte e speriamo vada così anche la squadra nel prossimo inizio di anno, che coinciderà con la nostra seconda metà di campionato. Seconda metà di campionato che oltre a noi dovrà vedere reagire per bene anche la squadra della città. Sto maledetto Vicenza che sembra sentire della nostra presenza non vuole saperne di uscire dalla sua mediocrità e saluta l'anno 2007 dal basso della classifica. Dopo tanti tentativi ci siamo riusciti, guardiamo tutti dal basso all'alto. Il 2008 in campo sportivo sarà l'anno dei riscatti? Speriamo in bene, anche se la mia Inter, in realtà, in questo 2007 mi ha dato molte più gioie che delusioni, finendo addirittura in bellezza col derbone vinto alla vigilia di natale. Una goduria pazzesca!!
Cerco conferme sugli hobby, che oltre al calcio mantengo. Un cineforum in cui essere sempre più partecipe in iniziative e protagonismo. Nella speranza, molte volte vana che chi di dovere si guardi allo specchio in questo inizio anno e si faccia un esame di coscienza. La felicità di appartenere a questo movimento mi fa solo aumentare il livello di sopportazione. E tutto sommato, di questo sono abbastanza soddisfatto.
E poi ci sono i nostri viaggi, nel 2007, i nostri concerti, le nostre gite, le nostre camere d'albergo e tutto quello che ci gira intorno. C'è Berlino col festival, il centro sociale Maria, Alexander platz, Postdamer platz, il taxista impazzito e il vento gelido che accarezzava i nostri volti. C'era il kebab buonissimo assaggiato per la prima volta nella capitale tedesca e il tronchetto delle schifezze con verdure a più non posso fatto preda degli uccelli che abitavano la piazza in quella mattina.
C'è la Toscana, con il suo mare; c'è Castiglione della Pescaia, Grosseto, Follonica, il campeggio. La tenda, il mangiare, il fumare il bere, le coccole, il sesso. C'è tutto in quella vacanza, forse anche troppo perchè da allora tornare alla realtà come prima è stato molto doloroso.
C'è Parigi con la sua immensa bellezza, con il suo fascino, il suo romanticismo, il suo savoir-faire, il suo francese dalla erre moscia. Ci sono le baguette, le boisson, l'Arco di Trionfo, le Champs Elisèe, la Tour Eiffel. C'è la metro, tedesca o francese che sia. E gli artisti di strada.
E nel finire dell'anno c'è anche Torino, con le sue strade, i suoi monumenti, il suo poco traffico e il suo museo del cinema, uno spettacolare excursus su tutto ciò che è ed è stato il cinema d'autore nella storia della pellicola. E Roma, che a proposito di cinema ci ha fatto visitare il festival anche quest'anno e in cui ho avuto la gioia di vedere coi miei occhi l'attuale guru della politica italiana, nonchè possibile salvatore da orde barbariche e populiste attuate da molti scellerati e mal consigliati cittadini, tale signor Walter Veltroni.
Ah giusto, quasi me ne dimenticavo, le primarie. Non c'è da dire tanto, solo che in una fase come questa di stallo qualcosa sembra muoversi e noi siamo qua che aspettiamo con ansia. E intanto facciamo gli scongiuri che non si torni a votare ora come ora.
Mi sembra di aver racchiuso tutto in questo pachidermico post e giungo alle conclusioni.
Non mi piacciono testi così lunghi, non li legge solitamente mai nessuno. Però sto giro la mano si è impossessata delle mie facoltà mentali e non ho retto all'impulso. Mi sono permesso anche di farmi il "regalo della tredicesima", visto che di regali di Natale non ne voglio sapere, non mi interessano e per fortuna quest'anno non ne ho ricevuti (nè fatti)
Il tempo delle conclusioni è tempo di discussione con noi stessi. Non è andato, come nella logica delle cose, tutto bene questo 2007. Ci sono stati degli avvenimenti che ci hanno fatto riflettere, che ci hanno tenuto col fiato sospeso o che ci hanno colto talmente di sorpresa da averci lasciato col fiato sospeso e con l'ovosodo in gola. Nè su, nè giù.
E' qui che vorrei cambiassero le cose. Vorrei che anche se non se lo meritassero alcune persone avessere un pò più di felicità in alcuni aspetti della loro vita. E che se non se lo meritano per responsabilità proprie vorrei che questo nuovo anno aiutasse a capire dentro ognuno di noi cosa si può fare per migliorare per noi stessi e per gli altri. Le riflessioni sono appena iniziate e continueranno per molto tempo e il 2008 potrebbe anche solo essere un anno di passaggio, di transizione verso mete della vita molto più ampie e profonde. Vorrei che queste persone, che comunque per me se lo meritano, avessero la felicità che ho io in una delle occasioni sopra citate. Vorrei che i loro occhi brillino e questo permetta di superare le difficoltà che la vita ci pone di fronte giornalmente. Non posso fare augurio migliore al mio amico in difficoltà.
Un augurio di buon 2008 a tutti voi, che Che Guevara sia con voi. Hasta siempre.
Buona notte.

venerdì, dicembre 28, 2007

E caddi, come corpo morto cadde...

I' cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri".

Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".

Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!".

Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate;

cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettüoso grido.

"O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c' hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?".

Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".

Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?".

E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".

Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

giovedì, dicembre 27, 2007

Sccc....non disturbate...


Mia cara amica dimmi se
posso restare accanto a te.
Fra quelle stelle leggo che.....
il tuo destino,
a me vicino,
ha scelto noi
ed ora siamo qui
per sempre in due, così!

....ora potete ricominciare a parlare.....

giovedì, dicembre 13, 2007

1 mese


13 novembre, 13 Dicembre.
E’ passato un mese esatto da quando non ho più messo dito qui dentro per scrivere un post. Non credo interessi molto quello che mi capita nella vita, certe cose non voglio scriverle, certe altre preferisco tenermele per me.
Capisco, oggi più di ogni altro giorno, che in in un mese esatto di cose ne possono succedere davvero tante. E tante in più sarebbero potute accadere, se fosse andato tutto male.
Tutto male, per fortuna, non è andato. Ma sono invecchiato. Ho perso diciamo un pò di quei famosi anni che si perdono in occasioni speciali. Quando ti si attanaglia il cuore e non vuole sciogliere il proprio resistere.
E’ tempo di riflessioni, è tempo di bilanci. Di guardarsi allo specchio e capire se abbiamo fallito o se siamo stati coerenti con le nostre idee e i nostri modi di credere. Se siamo stati abbastanza amici. Se abbiamo saputo elevarci dalla marmaglia della massa. Se abbiamo diritto ad essere così fortunati, se nella vita non c’è bisogno di altro per mantenere quella fortuna che ti regalano le persone che ti circondano.
E’ tempo di chiedersi cosa si vuole dalla propria vita, perchè anche se si decide ciò che dovrà succedere fra 2 minuti e non di più sempre della propria vita si sta parlando. E’ tempo di fare autocritica e capire veramente quello che noi per primi possiamo offrire ed essere onesti con noi stessi per afferrare quando è il momento di fermarsi e cambiare.
E’ stato un mese difficile, sotto diversi punti di vista. Credo di esserne uscito indenne, anche se non era facile. Indenne, ma forse diverso. Forse cambiato. O forse più semplicemente me stesso con una scorza più sottile, con più capacità di incidere dove la vita vuole che si vada ad incidere.
Con più voglia e meno anni, in corpo.
Con la stessa voglia e più anni, nella testa.

martedì, novembre 13, 2007

Vorrei

Vorrei conoscer l'odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell'aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.

Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo o dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero
come se amici fossimo sempre stati.

Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci,
i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri

e lo vorrei perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei, ed io...

Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c'è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d'un rabbuiarsi o del tuo gioire;

vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
poter farmi da te spiegare cos'è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l'universo.

Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell'Appennino dove risuona
fra gli alberi un'usata e semplice tramontana

e lo vorrei perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei, ed io...

Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia,
il volo impliciti dentro al semplice tuo camminare

e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.

Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l'oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all'infinito

e lo vorrei perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei, ed io...

martedì, ottobre 09, 2007

L'odore della Senna, il profumo della Storia

Scrivo, Parigi è nella mia testa e le mie mani da qualche giorno vogliono scrivere qualcosa su quel viaggio magnifico fatto in terra francese. Ricordo ancora come fosse ora tutto quanto di quei 5 magnifici giorni. Il viaggio verso Venezia, destinazione Marco Polo, il sonno che invadeva le nostri menti, ma l’eccitazione di una partenza che era ormai imminente. L’attesa in aeroporto con caffè e briosche e poi finalmente via,verso “orizzonti più vasti”. Sì perchè ogni volta che ce ne usciamo dai nostri confini, nazionali e mentali, è come un’apertura che si fa verso il Mondo. E’ lo scoprire qualcosa di nuovo, che non si riusciva comprendere, o che semplicemente non si conosceva. E’ il meravigliarsi per un qualcosa che magari hai anche in casa tua, ma non te ne rendi conto. E’ tutta la meraviglia che nasce dall’emozione di essere in un luogo a migliaia di chilometri di distanza e con tutta la voglia di conquistare il mondo che giace sulle tue mani e sulle tue gambe. Solo nelle tue, e di chi ti sta attorno, in quel posto magnifico.
Così ti capita che ti svegli alla mattina ad ore che nemmeno sospettavi in periodo di vacanza, pronto a ripartire con la carica necessaria e capita che ti cedano palpebre e gambe all’ora in cui in Spagna devono ancora iniziare a mangiare. Succede, perchè l’intensità con cui vivi le giornate intere passate tra le strade, le vie, i bar e i monumenti di una metropoli non si può descrivere o immaginare. C’è solo da viverla. Ed ecco che ci ritroviamo a passeggiare tra l’odore della Senna e il profumo di Storia, tra Archi ti Trionfo e piramidi di vetro, tra cattedrali gotiche ed edifici che toccano il cielo. Passi da un mimo negli Champs Elisèe ad un suonatore di fisarmonica in metro, da zingari che ti chiedono se parli inglese alle Coca Cola da 7 euro nel centro commerciale più grande d’Europa. Il tutto quasi senza rendertene conto.
Ti accorgi che il tutto è talmente tanto bello che le giornate passano velocissime e con loro arriva altrettanto veloce il dolore alle gambe. Ma la voglia è talmente tanta che sopporti e passi oltre. Attraversi quei posti dove la Storia ha fatto il suo corso e ti fermi a vedere da dove le persone che l’hanno fatta osservano i propri figli continuare le loro Opere.
Capisci cosa vuol dire “boisson” dopo mezz’ora che giri per le strade. Sospetti che per trovare un caffè decente tu debba trovarti un bar che abbia quello italiano. Sei certo che quella sarà una grande vacanza quando nel primo bar che ti siedi risplende raggiante, dal muro sopra alle vostre teste, un ritratto di Ernesto.
Ti ritrovi che parti con un’idea e finisci con un’altra. Francesi boriosi, antipatici e maledettamente schizzinosi il sospetto; disponibili, simpatici e tutto sommato positivi il riscontro. Ti stupisci quando vedi qualche ragazzo saltare i cancelli della metropolitana, da noi ti stupiresti vederli infilare il biglietto. Spalanchi gli occhi quando vedi il livello di integrazione a cui sono arrivati e sogni di arrivare a toccare questo punto, fra un pò di anni. Quasi illusione, quasi utopia.
Respiri l’aria del sapere, in quella città che guarda al cielo con la sua amata Tour Eiffel, respiri l’aria della cultura. Ovunque ti giri, ovunque tu vada non c’è nulla che ti lasci vuoto. Respiri l’aria della felicità in quel mucchio di strade che ospitano bar e ristoranti come fossero formiche. Respiri l’aria di diversità in quel posto che sono 6 o 7 città all’interno della stessa grande metropoli. E respiri soprattutto magia, incanto quando quella ruota gigante ti porta in alto, lassù, nel punto in cui dòmini Parigi, in cui ti emozioni a guardare il resto della città, tra i suoi colori autunnali.
Ma è soprattutto quando ti giri e capisci che su quella ruota, in cima al mondo, non sei solo, ma c’è lì con te una persona speciale, molto importante, che ha condiviso con te tutti questi momenti e con cui non vedi già l’ora di condividerne altri, che capisci che questo viaggio è stato davvero fantastico.
La storia racconta che quello spezzone di Parigi fu in realtà quasi il nostro ultimo saluto alla capitale francese. Seguirono altri fatti, ma lì fu l’apice del nostro viaggio. Seguì la cena al pub, la camminata per quelle strade illuminate che danno un’emozione unica quando le attraversi, la notte all’aeroporto passata tra seggiolini in plastica che impedirono di dormire. Alle 6 e 30 di Domenica 30 settembre lasciammo Parigi per tornare a casa. La nostalgia aveva già invaso i nostri corpi e le nostre menti.

lunedì, ottobre 08, 2007

Libertà, vita, idee...

Vengo a vivere con te
lo sai mi sono innamorato
e la vita è troppo corta
e non possiamo perdere tempo
o forse è proprio il tempo
che non può perdere noi
Vieni a vivere con me
sai quante cose potremmo fare
tu potresti suonare il piano
mentre io spalmo la maionese
potrei spalmartene un po' sul collo
e leccandoti far tremare Bach

Contro la noia della TV
guardare solo la pubblicità
gli spettacoli quelli no
quelli li faremo noi
e poi dopo aver fatto il bagno
correre al cinema a vedere un film

Potremmo essere felici e fare un mucchio di peccati
potremmo essere felici e a volte un poco disperati
potremmo dirci certe cose da fare accapponare la pelle
potremmo fare certe cose che ci fucilano alle spalle

Poi potremmo studiare il modo
per vivere senza lavorare
studiare l'ora per andare al mare
decidere per chi votare
andare in centro con la bicicletta
la bicicletta trallallerullà

E imparare a ballare il tango
che nella vita serve sempre
parlare un'ora del colore
per ridipingere il soffitto
e poi nel silenzio abbassare gli occhi
cercando nuovi angoli da baciare

Potremmo essere felici fare un mucchio di peccati
potremmo essere felici e a volte un poco disperati
potremmo dirci certe cose da fare accapponare la pelle
potremmo fare certe cose che ci fucilano alle spalle

domenica, settembre 30, 2007

Paris


Paris la nuit est ancore plus jolie
Ca c’est la nuit qu’ il y a à Paris
Le peuple, la foule
Qui bouge come des fourmies
Ca c’est le monde qui vit a Paris
La musique se lève dans toute la ville
Le vin et la magie,de son parfum
La foule qui se lève à chanter
Vive le quatorze juillet

Pa parappaparapapapaParis...

Paris et les ruelles
Paris et ses galeries
L’odeur de la seine
Les histoires et sa magie
Les tetes coupèes
Pour avoir la libertè
Et come ce grand jour
rien ancore est changé
Paris, Paris
Paris, la paresseuse
Paris la nuit est ancore plus jolie
Paris, Paris
Paris et ses amoureux
Ca c’est le monde qui vit à Paris.
La musique se lève dans toute la ville
Le vin et la magie,de son parfum
La foule qui se lève à chanter
Vive le quatorze juillet

Pa parappaparapapapaParis....

martedì, settembre 11, 2007

Il sorriso

E’ venuto a trovarmi il sorriso, in una fredda giornata di sole. Mi ha portato via con sè, indicandomi la strada da seguire. Mi ha visto affranto e mi ha indicato la retta via. Prigioni di brutti pensieri rinchiudevano la mia mente in un vortice troppo veloce per poterne uscire senza traumi. L’ho seguito per vedere dove mi volesse portare.
Nuvole gonfie di pioggia tuonavano sopra la mia testa, orizzonti nero pece mi aspettavano lì, dietro la porta del mistero. Stormi di uccelli impazziti a completare l’infernale quadro dantesco; corvi in attesa dell’evento per festeggiare la propria perseveranza. Un terreno viscido, pieno di insidie. Nessun appiglio, nemmeno a cercarlo.
Il sorriso continuava, imperterrito lungo questa strada; io, un pò impaurito lo seguivo a distanza.
Raggi di sole accecanti, papaveri rossi sul prato, distese di verde infinitamente speranza. Altalene dondolanti, alberi in fiore, ruscelli ricolmi di acqua trasparente. Il sorriso mi ha portato qua.

...e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri per noi
e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri di noi...

mercoledì, agosto 22, 2007

La fuga

Ecco, ma perchè? Perchè oggi deve essere così? Perchè oggi devo essere fottutissimamente triste? E malinconico? Perchè?
Perchè penso continuamente che vorrei scappare? Che l'unico posto dove mi troverei bene in questo momento sarebbe da qualsiasi parte fuorchè qua? Perchè?
Perchè penso che un asfaltatore di strade o un addetto all'autospurgo sta meglio del sottoscritto? Perchè?
Cazzo, oggi è così e non riesco a farla girare. Non vedo l'ora che arrivino le 6 di stasera per chiudere questa giornata. Le 6 perchè poi so che potrò fare quel cazzo che voglio, poi potrò dedicarmi alla mia vita, alle mie cose. Ma perchè ora sto così? Non voglio, porca puttana, non voglio.
C'aveva ragione Radiofreccia a dire che se tenti di scappare da un paese di 20mila abitanti vuol dire che tenti di scappare da te stesso. E da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddy Merx. Ecco, a me, il paese di 20mila abitanti non frega un cazzo. Sto tentando direttamente di scappare dal sottoscritto. E non solo non sono Eddy Merx, ma in questo momento non sono nemmeno capace di andare in bicicletta!
Vorrei che ci fosse lei, qui con me, in questo momento. Lo vorrei perchè mi basterebbe un suo sorriso per farmi tornare il buonumore. Lo penso, lo immagino, lo "vedo", ma non riesce a bastarmi. Un sorriso, ecco cosa mi manca.
Sarà la solitudine di quest'ufficio, lo starmene sempre da solo da una settimana e mezza, mi ha fatto calare una tristezza addosso che neanche immaginate...
Non vedo l'ora che arrivi la sera per poter parlare, per poter svagarmi, per poter evadere...ma ora sono qui e qui ci devo rimanere altre 4 ore. E queste 4 ore saranno infinite, come il mare, come la sabbia, come il cielo...

lunedì, agosto 20, 2007

Gocce

Ricevo una lettera.
Mi giro, guardo il tempo.
E’ come se si fosse fermato.
Tutto intorno a me sembra si sia fermato.
Persino la pioggia che scende sembra centellinare le proprie gocce.
Mi fermo e rifletto.
Realizzo.
Sono fortunato.

giovedì, agosto 16, 2007

Amico fragile

Mi piacerebbe, per ogni idea che ho in testa, per ogni sensazione che provo, per ogni umore che accompagna la mia giornata riuscire a trovare la canzone più adatta, quella che descrive meglio quel sentimento, quell’emozione, quella che parla di quel momento che sto vivendo. Mi rendo conto che non ce la faccio e che non ho una cultura tale da potermi permettere una simile operazione. Ma mi piacerebbe.
Ieri, ferragosto 2007, un’altra grandissima giornata con lei e quasi tutti i nostri amici. Un pò di pallone, un pò di riposo e tanto, tantissimo divertimento. Senza pensieri, per il giorno che ha definitivamente sancito la fine delle mie ferie. Non riesco a trovare una canzone che mi rappresenti in questo momento, non so se nemmeno nessuno ha mai scritto una canzone su questo stato di smarrimento che mi affligge da quando ho preso a solcare le strade che mi portavano in quest’ufficio. Allora cerco di fare mia una canzone simbolo di uno stato di fragilità, scritta da uno dei maggiori poeti contemporanei, Fabrizio De Andrè, pervaso anche lui, durante una serata con amici, da quello stato di malessere mentale e fisico dal quale sai che ti sbloccherai, ma che in quel momento non hai idea di quando ciò potrà accadere.
Sembra che nessun’altra canzone potesse essere scelta in maniera migliore, questa notte, per congedarci dal gruppo e per anticipare, seppure inconsciamente, quell’ovosodo che mi trovo nello stomaco. Un pensiero pensante, quasi cattivo, entrato nelle prime ore del mattino e che ora non va nè su nè giù. Nè su, ne giù.

Amico Fragile – Fabrizio De Andrè

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'era
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta."
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a farle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

Risveglio

Tristezza, rassegnazione, risveglio. Stamattina se n’è andata. Mi ha seguito, mentre uscivo per andarmene a lavoro e con lei si è portata gli ultimi residui di vacanza che avevo ancora in corpo. E’ il momento di svegliarsi da questo torpore, da questo bellissimo sogno. E’ il momento di agire concretamente per riportare la propria testa su questo pianeta, in questo ufficio, sopra questa sedia. E’ una cosa triste, ma che bisogna accettare con serenità, quasi felicità, e andare avanti, facendo tutto ciò che prima si faceva, tornando alla normalità, tornando a rivivere la propria casa come se fosse metà ottobre e il lavoro nell’apice della propria produttività.
Era bello sognare di assistere ad una piccola continuazione delle vacanze. La sua presenza fra quelle quattro mura è riuscita a colmare la mia solitudine. Lunedì sera, martedì, mercoledì, fino a stamattina, quando se n’è andata. Come Virgilio che accompagna Dante al Paradiso, solo al contrario, dato che la mia destinazione saranno gli inferi e le fiamme del ritorno alla quotidianità.
Ora mi sento svuotato. Sono un pò perso. Provo a pensare a stasera che tornerò in quella casa e troverò tutto chiuso. I balconi, le finestre, le piante da annaffiare, le lavatrici da stendere, i letti da rifare. Provo a pensare al fine settimana cher sta per arrivare, ma capisco che sarà solo una coppia di giorni che mi permetterà di illudermi ancora maggiormente che questo periodo non è finito. Ma la realtà è tutta un’altra.
Lunedì tornerà tutto come prima, coi soliti caffè mattutini, i risvegli solitari, le imprecazioni del momento e l’animo in pace in attesa del prossimo viaggio. Tornerà tutto ad essere più grigio, con la stagione che volge ai suoi ultimi sospiri, con la consapevolezza che è giusto e così sia altrimenti non riusciremmo nemmeno a goderci questi momenti di grande, grandissima felicità se fosse tutto, tremendamente, una lunga e interminabile vacanza.
Mi resterà la gioia di aver passato un fantastico periodo in queste due settimane e mezzo. Mi rendo conto di essere fortunato, di aver trovato una persona con la quale è fantastico per me passare la giornata. Con la quale non mi annoio, anche se non facciamo nulla. Con la quale non vedo l’ora di poter ripassare così tanto tempo assieme. Anche senza la necessità di dover per forza correre a destra e a sinistra o riempire album fotografici. Mi resterà lei come appiglio, come ancora di salvataggio quando le giornate comincieranno a farsi veramente pesanti. Anche questa dovrebbe esserlo stato, in realtà, ma la sto diluendo come i grandi maestri sanno fare, cercando di farmela pesare un pò meno sulle spalle viste le 5 ore appena che ho dormito.
Qualche flash mi torna alla mente in questa giornata soleggiata; di noi distesi al sole a decidere se dormire, leggere o giocare a carte. Di noi che decidavamo cosa fare, come riempire le ore che formavano le giornate. Come riempire le nostre vite. Come renderle meno anonime. Come renderle più speciali. E’ un appiglio. E’ un’ancora. E anche per questo dico grazie.

“E scusa se sono qui a pensare, a te, alle tue parole, ai tuoi sorrisi, come un Matto fra le carte da giocare, può risolvere un attimo di crisi”

martedì, agosto 14, 2007

Ritorno

Leggo vari blog, uno dopo l’altro; gente che se ne va in ferie a destra e a sinistra, che se ne va in Grecia, che se ne va al mare, che al mare c’è già, che al mare ci andrà e che dal mare c’è già tornata. Io sono in quest’ultima categoria, quelli che al mare ci sono già stati, che le proprie ferie le ha già finite, le ha già bruciate. E che aspetta una nuova pausa, un nuovo week end, per riassaporare il gusto di starsene tranquilli senza nessuna preoccupazione.
Lei è lì, ora, a casa mia, mi sta aspettando. Stanotte abbiamo dormito assieme e dopo una settimana di distanza rivederla è stata la cosa più bella del mondo. Quando ieri sera l’ho vista salire le scale ho sentito come un qualcosa tuffarsi dentro il mio cuore. Era la felicità, ne sono certo. Si è tuffata dentro il mio cuore per non uscirci più, perchè finchè sto con lei sono felice e ho quasi bisogno di gridarlo al mondo intero. Lei è lì, ora, che si muove come se quella casa fosse la sua, come se quelle mura l’avessero accolta da sempre. E non vedo l’ora arrivi stasera per rivederla e riaverla tra le mie braccia, riassaporare il gusto delle sue labbra, riaccarezzare i suoi capelli.
E’ un pò come rivivere in piccolo la nostra settimana in Toscana. Pensavo, mentre viaggiavo con lei a fianco che dormiva, che una persona così bella si aveva l’obbligo di portarla in un posto così bello. Che gli Appennini che ci circondavano e quei paesaggi da cartolina erano il giusto sfondo per una come lei. E mentre percorrevamo quelle strade in mezzo alle montagne, persi in una mezz’ora da paura, senza indicazioni, ma soli col nostro fiuto, pensavo che quelle vacanze, che quei momenti che stavo vivendo avevano veramente qualcosa di speciale. Portavano con loro qualcosa di veramente magico, che sono convinto nessun’altra situazione mi avrebbe mai portato a vivere. E così è stato, e così è.
Tuttora. Anche se non siamo in Toscana e anche se sopra le nostre teste la sera c’è un tetto e non una tenda, se sotto i nostri corpi c’è un letto e non un materassino, anche se quando apri le finestre vedi il grigiore del maltempo e non il sole splendente che illumina la giornata.
Sto bene e questo benessere voglio sfruttarlo al massimo, al pieno delle mie forze, delle mie energie.
Sono tornato a lavoro, più scarico di quando sono partito dal punto di vista fisico, ma rigenerato mentalmente da quindici giorni senza alcun pensiero lavorativo. Ho lasciato spento per due settimane il mio computer, non ho voluto vederne o utilizzarne uno per due settimane. Per essere solo io e la mia vita al di fuori di esso. Ora mi tocca, sono qui di nuovo, davanti allo schermo in cerca di ispirazione per risolvere problemi che altre persone mi hanno lasciato. Ma sto bene e tutto mi pesa molto, molto meno.

venerdì, luglio 27, 2007

Io e lei

E finalmente ci siamo davvero, le ferie mi stanno aspettando. Tre ore e sarò già proiettato (almeno mentalmente) tra gli apennini, in quella Toscana che ho tanta voglia di vedere. Ma soprattutto sarò là con la mente sgombra, pronto a dedicarmi al 100% al divertimento e alla pazza gioia. A tutto ciò che vorrei fare e farò, a tutto ciò che ho desiderato e desidererò. E lo farò non da solo, questa la cosa più importante, ma bensì con colei che vorrei portare con me in ogni viaggio, in ogni zona del mondo, anche dispersa, perchè tanto, anche senza far nulla, non ci annoieremo comunque! Noi due assieme, alla conquista di Castiglione della Pescaia. E via, verso il divertimento, verso quel posto che è orizzonte e non vedi, ma immagini. Fatto di alberi e spiaggie; fatto di persone e di paesaggi. Quel posto che sogni in cui stare per rilassarti e divertirti, per dormire e per sfogarti, per ridere e ridere ancora.
Avrò la testa solo là, fra 3 ore. Ma forse lo sono già ora, perchè in realtà, lo sono già da molto tempo.

mercoledì, luglio 25, 2007

Ci sono, ci siamo

Meno due. In tutti i sensi. Meno due ore, meno due giorni. Sono in crisi, o forse no. Oppure questo "forse no" conferma la mia crisi. Sento la voglia di andarmene in ferie, ma sento che non sono totalmente a posto con la testa. Sento che potrei dare di più in questi giorni e sono praticamente entrato in ferie da un pò. Non riesco nemmeno a capire se un pò di stacco mi ci voglia o sia solo un mio desiderio. Non che io non lo desideri, anzi, fosse per me ci starei due, tre, quattro settimane via da qua, ma fino a poco tempo fa, diciamo fino a qualche giorno fa, correvo a destra e sinistra, cercavo disperatamente una pausa e vedevo la meta delle ferie come irraggiungibile e non vedevo l'ora di trovarmi nella situazione in cui sono ora.
Adesso mi sento scarico e non capisco più un cazzo. Forse andare in ferie mi farà bene per questo, ma ora come ora sono talmente stanco, che stanco non mi sento. Ho superato la soglia della stanchezza, un pò come quando superi la soglia del dolore. Sono andato oltre e mi sento più che stanco, rilassato. Però la mattina sento la voglia di dormire. Però durante il giorno sento la voglia di non essere qua, ma di essere altrove. Sento il desiderio di essere a rilassarmi. Ma anche no. Perchè sono talmente fuso che alle volte l'unico desiderio è dormire.
Sto bene, oggi, in questo momento. Mi sento talmente bene che credo di essere in depressione. Capita, spesso, a me. Sto talmente bene che mi chedo se effettivamente lo stare così bene sia cosa naturale, quindi comincio a pensare che non posso stare così bene, perchè in realtà c'è sempre qualcosa che non va, quindi comincio a stare male. Beh, sono nel momento in cui sto bene, devo cominciare a pensare che qualcosa può andare male? Necessito sul serio di un pò di ferie?
Una sola cosa sento che devo fare da qua a sabato mattina. Accelerare. Dare gas, il massimo, fare in modo di scaricarmi del tutto. Poi sarò pronto per ricaricarmi, per fare tutto ciò di cui ho voglia. Già adesso, sento che sarebbe l'ora...

giovedì, luglio 12, 2007

Rispetto

Mi hanno detto che sono uno che manca di rispetto per l'80 per cento delle volte. Mi avessero dato un cazzotto in pancia avrebbe fatto forse meno male.
Non so che dire. Sono costernato. Manco di rispetto per l'80 per cento delle volte. Solo perchè mi scappa qualche battuta, scambio qualche ironia. E tutto ciò solo perchè non mi va di farmi rinchiudere in questa cazzo di gabbia che è la vita. Voglio evadere, uscire, scherzare, ridere, sempre, comunque. E perchè cazzo non posso farlo? Manco di rispetto l'80 per cento delle volte. E forse hanno ragione. Forse è davvero così.
Io, che ho sempre messo il rispetto per tutti in uno dei miei primi posti in assoluto nella classifica delle caratteristiche da avere. Sembra che così non sia. E oggi me l'hanno detto in faccia. Mi ha fatto male, perchè non volevo.
Manco di rispetto l'80 per cento delle volte. L'80 per cento delle volte. Cazzo, ma è tanto. Possibile che non me ne accorga?
Forse hanno esagerato. O forse chi me l'ha detto non capisce la mia ironia, è permaloso, si incazza per niente. Però fa male, cazzo se fa male.
Sono triste per questo.

lunedì, luglio 02, 2007

Un raggio di sole

E' un periodo di canzoni. Ogni giorno scopro o ri-scopro una canzone nuova che mi entra in testa, girovaga nel mio cervello e poi se ne esce. Come in un continuo andi-rivieni, un ininterrotto dai e vai. E le canzoni mi trasmettono emozioni. Un giro di chitarra, una zeta detta male, un pubblico che canta a squarciagola un testo che molte volte fa anche piangere. E qui, chiudere gli occhi, immaginando di essere in mezzo a quel gruppo di persone che cantano senza problemi, in una serata di festa che isola dal mondo e dalle preoccupazioni. E ritrovarsi a urlare quasi senza motivo, la propria felicità e il proprio stato d'animo.

Un Raggio Di Sole
Che lingua parli tu
se dico vita dimmi cosa intendi
e come vivi tu
se dico forza attacchi o ti difendi
t'ho detto amore e tu m'hai messo in gabbia
m'hai scritto sempre ma era scritto sulla sabbia
t'ho detto eccomi e volevi cambiarmi
t'ho detto basta e m'hai detto non lasciarmi
abbiamo fatto l'amore e mi hai detto mi dispiace
mi hai lanciato una scarpa col tacco e poi abbiamo fatto pace
abbiam rifatto l'amore e ti è piaciuto un sacco
e dopo un po' mi hai lanciato la solita scarpa col tacco
gridandomi di andare e di non tornare più
io ho fatto finta di uscire e tu hai acceso la tv
e mentre un comico faceva ridere io ti ho sentito che piangevi
allora son tornato ma tanto già lo sapevi
che tornavo da te senza niente da dire senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica
niente teorie con te soltanto pratica
praticamente amore
ti porto in dono un raggio di sole per te
un raggio di sole per te

che cosa pensi tu
se dico amore dimmi cosa intendi
siamo andati al mare e mi parlavi di montagna
abbiamo preso una casa in città e sogni la campagna
con gli uccellini le anatre e le oche
i delfini i conigli le api i papaveri e le foche
e ogni tanto ti perdo o mi perdo nei miei guai
ho lo zaino già pronto all'ingresso ma poi tanto tu già lo sai
che ritorno da te...

venerdì, giugno 29, 2007

La mia vita

Quando si parla di canzoni che riassumono stati d'animo, idee, progetti, sogni, speranze, descrizioni, mi viene in mente questa. E' la mia canzone, nel senso che l'ho sempre fatta mia in tutti i tempi in cui l'ascoltavo. La mia vita spericolata, perchè ognuno può metterci dentro questo aggettivo tutto ciò che vuole. Spericolata, maleducata, esagerata. E' un inno alla vita e per questo me la sono fatta mia. Un inno a vivere a 100 all'ora, a non lasciare indietro nulla, a non perdere troppo tempo dietro a facili ed inutili moralismi. Una vita vissuta, una vita piena di splendide giornate. Una vita in cui non si dorme mai, perchè il dormire porta via tempo al vivere. Una vita piena di guai, perchè come la vuoi te, la tua vita, ti porta ad avere guai, e se ce l'hai piena di guai vuol dire che l'hai vissuta nella sua interezza. Una vita esagerata, in cui l'esagerazione finisce per segnarti la via da seguire fino a ritrovarti da Star a bere al Roxy Bar. Ma non star del cinema, della tv, della musica. Star della propria vita, in quanto personaggi importanti di quella che vivrai. Una vita spericolata.

Vita Spericolata
Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte, fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormono mai
voglio una vita di quelle che non si sa mai.

E poi ci troveremo come le stars
a bere del whisky al Roxy bar
o forse non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i fatti suoi!

Voglio una vita spericolata
voglio una vita come quelle dei film
voglio una vita esagerata
voglio una vita come Steve Mc Queen
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita, la voglio piena di guai!!!

E poi ci troveremo come le stars
a bere del whisky al Roxy bar
oppure non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i fatti suoi!

Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì!!!
Voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita
vedrai che vita vedrai!!!

E poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al Roxy bar
o forse non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai!!!

Voglio una vita spericolata
voglio una vita come quelle dei film
voglio una vita esagerata
voglio una vita come Steve Mc Queen
Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì!!!

martedì, giugno 26, 2007

Anima fragile

ieri sera ho ascoltato, quasi casualmente, questa canzone. Mi ha provocato una forte emozione e penso a quelli che l'hanno sentita al concerto, quelli che l'hanno cantata a squarciagola, quelli che l'hanno vissuta. Mi è venuto un nodo alla gola e l'avrò riascoltata tantissime volte.

E tu
chissà dove sei
anima fragile
che mi ascoltavi immobile
ma senza ridere.
E ora tu chissà dove sei
avrai trovato amore
o come me, cerchi soltanto d'avventure
perché non vuoi più piangere!

E la vita continua
anche senza di noi
che siamo lontano oramai
da tutte quelle situazioni che ci univano
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai!
Perché col tempo cambia tutto lo sai
cambiamo anche noi
e cambiamo anche noi
e cambiamo anche noi!
e cambiamo anche noi!

lunedì, giugno 25, 2007

Effetti collaterali


Hai presente quel momento in cui ti chiedi se sei veramente tu? Se quella che stai vivendo sia veramente la tua vita? Oppure hai solo il piacere ed il gusto di assaporare con gli occhi la vita di un altro? Beh, ecco quel momento è questo momento. E’ il mio momento.
Ogni tanto mi fermo e mi chiedo chi, cosa, dove, come, quanto. Soprattutto quanto. Quanta fortuna ha avuto, quanto bene sto, quanto darei o farei per lasciare le cose invariate. Come ora, come adesso.
E hai presente quando ti fermi un secondo, nel mezzo dell’oceano emozionale che ti accompagna nelle ore di libertà, e ti accorgi che il resto del mondo non conta? O che conta relativamente? Oddio, che non conti proprio no, però che sei immerso in quella bolla di sapone che ti protegge dal mondo esterno e ti fa vivere contento? Ecco, quel secondo non è ora, ma lo è spesso.
Mi sento un bambino, un pò idiota, che è nell’apice della sua felicità per aver ricevuto il regalo più bello del mondo. Ecco, io il regalo più bello del mondo lo sto ricevendo, giornalmente. Ora per ora, attimo per attimo.
Non credo che l’avrei scritto qui se non fossi stato realmente convinto di quello che volevo dire. E ciò che volevo dire è un semplice grazie. Niente di più, niente di meno. E credo che sia molto. Perchè è sincero.

..Io trattenevo il respiro
per sentire il silenzio
di una stanza quando non ci sei
abbracciavo il cuscino
per cercare il profumo
di una notte dai capelli tuoi…
e non ci riuscirò mai…. MAI
a dirti quanto bella sei..
sei quanta vita mi dai… DAI
e quello che tu sei per me… per me..
per me…per me….per me…

mercoledì, giugno 06, 2007

A chi....

A chi vuole fermare la voglia di vivere,
a chi vuole costruire barriere,
a chi vuole mettere al buio la luce dei nostri occhi.
A chi invidia la felicità altrui,
a chi ammazza la gioia d’altri,
a chi annienta le speranze di un mondo migliore.
A chi si arma contro il nemico,
a chi il nemico lo cerca ovunque,
a chi vince solo grazie alla paura.
A chi la paura non sa cos’è,
a chi la paura fa novanta,
a chi si fa comandare grazie alla paura.
A chi non ragiona con la propria testa,
a chi la testa serve solo per segnare,
a chi la testa è più bella se sgozzata.
A chi non perdona proprio nessuno,
a chi perdona tutto e tutti,
a chi il perdono non se lo meriterebbe nemmeno dopo la morte.
A chi ci vuole impedire di vivere liberamente,
a chi ci impone un proprio modo di vivere,
a chi ci costruisce false verità per assecondarlo.
A chi crede che il proprio mondo sia migliore,
a chi crede che il proprio Dio sia migliore,
a chi crede che la propria lingua, la propria pelle, la propria terra sia migliore.
A chi ci dice che lo fa per noi,
a chi ci dice che la vita, prima di tutto,
a chi ci dice che se non lo fai per te, almeno fallo per gli altri.
A chi “gli altri” sono usati come scusa,
a chi non sa distinguere tra una legge e una morale,
a chi quella morale vuole farla passare come legge.
A tutti questi, il mio personalissimo, giornaliero, vaffanculo.

venerdì, maggio 25, 2007

Incontro

E correndo mi incontrò lungo le scale:
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei.
La tristezza poi ci avvolse come miele,
per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già, rosseggiava la città,
già nostra e ora straniera e incredibile e fredda;
come un istante "déja vu",
ombra della gioventù,
ci circondava la nebbia.

Auto ferme ci guardavano in silenzio,
vecchi muri proponevan nuovi eroi.
Dieci anni da narrare l'uno all'altro,
ma le frasi rimanevan dentro in noi.
"Cosa fai ora, ti ricordi, eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto, è un anno, mi han detto che eri ancor via".
Poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia,
stoviglie color nostalgia.

E le frasi quasi fossimo due vecchi,
rincorrevan solo il tempo dietro a noi.
per la prima volta vidi quegli specchi,
capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai,
la scoperta di Hemingway,
il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste,
la mia America e la sua,
diventate nella via
la nostra città tanto triste.

Carte e vento volan via nella stazione,
freddo e luci accese forse per noi lì,
ed infine in breve la sua situazione,
uguale quasi a tanti nostri film:
come in un libro scritto male
lui s'era ucciso per natale,
ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio.
Povera amica che narravi dieci anni in poche frasi,
ed io i miei in un solo saluto.

E pensavo dondolato dal vagone:
"Cara amica, il tempo prende e il tempo dà.
Noi corriamo sempre in una direzione,
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa.
Restano i sogni senza tempo,
le impressioni di un momento,
le luci nel buio, di case intraviste da un treno.
Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa, e il cuore di simboli pieno."

Francesco Guccini

martedì, maggio 22, 2007

Vivere

Al cento per cento. Vivere, lasciarsi andare. Lasciarsi trasportare.
Vivere.
Senza paura, senza timori, senza freni.
Perchè tutto ciò che c’è lo stai vivendo.
Perchè tutto ciò che sarà lo deciderai tu.
Vivere.
E non lasciarsi frenare. Dalla paura, dall’angoscia.
Dal ricordo.

giovedì, maggio 17, 2007

Non ti sveglierò

Sono stato spesso tentato dai venti
ma per i troppi anni non partirò più
ti amo, amore mio
ti amo e se mi senti qualcuno dei miei anni me lo prendi tu
se mi guardi con quegli occhi che vedono lontano
capirai che un giorno sarò stato bello anch'io
sono stati troppi venti a prendermi la mano
e ingannandomi mi han detto:Adesso tu sei mio
mi piace restare immobile e guardarti dormire
perchè se questo è un sogno non ti sveglierò
per questo resto fermo quasi senza respirare
ti vorrei regalare anche quello che non ho
se il tempo fosse un gioco, un gioco per i grandi
vorrei ricominciare la vita insieme a te
e spendere i miei giorni per darti bei ricordi
ricordi di una vita passata insieme a me
se mi guardi con quegli occhi che vedono lontano
capirai che un giorno sarò stato bello anch'io
sono stati troppi venti a prendermi la mano
e ingannandomi mi han detto:Adesso tu sei mio
il mondo è adesso altrove, il mondo che non vuole
che giudica severamente quelli come me
ma se per un momento, per un solo istante
avessero provato quello che provo io per te
si fermerebbe il mondo, il mondo lì a guardare
tu, che stai a dormire e forse sogni me.

Pierangelo Bertoli

martedì, maggio 15, 2007

A ruota libera...

L’altra sera ho parlato del mio passato. Non lo facevo da tanto tempo e soprattutto l’ho sempre fatto con persone che sapevo essere distaccate da me. L'altra sera l’ho fatto in modo diverso. L’ho fatto con una persona diversa. Con una persona speciale. Ti vien più facile, quando qualcuno apre il cuore di fronte a te, aprirlo a tua volta per poterci leggere dentro.
Non so che emozioni ho provato, non le so o non le saprei comunque catalogare; forse anche perchè i sentimenti e le sensazioni sono, per fortuna, tutto fuorchè catalogabili.
Ho aperto il mio cuore e la mia testa e ho parlato di me. Ho parlato di quello che mi circondava in questi anni e l’ho fatto quasi lasciandomi trasportare. Ogni parola che usciva era come un pezzo di una pesantissima roccia che si staccava dal mio corpo. Era come un corpo estraneo, un oggetto contundente che era lì, dentro di me, e che a fatica è uscito, tra mille strade tortuose in quella chiacchierata senza fine.Penso che quando tu riesci a fare ciò, quando riesci ad esprimere quello che hai dentro, quello che tenevi per te, quello che immaginavi nessun altro avrebbe mai saputo; quando infrangi questo piccolo patto con te stesso vuol dire che è arrivato qualcuno che te l’ha fatto infrangere. Un qualcuno di cui sai di poterti fidare, un qualcuno a cui daresti il tuo cuore in mano e diresti di tenerlo lì, finchè tu fai altre cose, perchè sai che sarebbe in mani sicure.

giovedì, aprile 26, 2007

Testamento di un buffone....

Col sorriso ripartirò con voi
Avanti avvicinatevi e nel cuore nessuno si vergogni
Guardate guardate su non scappate via
Qui c'è un buffone armato di poesia che danza ancora coi suoi sogni!!

martedì, aprile 24, 2007

Voglio tornare a Berlino!!!!

La tragicità del ritorno è una sindrome che mi affligge ogni qualvota torno da un viaggio. Lungo o breve che esso sia, quando torno alla normalità e alla vita comune mi sento un pò svuotato. In questo caso in realtà sono molto svuotato, perchè non riesco a pensare ad altro. Pensieri che si sovrappongono, immagini che so non andranno più via dalla mia mente.
Ho male alle orecchie ed è un male fastidiosissimo. Stanotte ho dormito pochissimo a causa loro e sono riuscito a farlo solo perchè ad un certo punto sono svenuto nel letto a forza di contorcermi. Ora non ci sento. Sembra ci sia come una patina tra me e il mondo, come un velo che mi separa da questa realtà. E’ il manifestarsi della mia sindrome, so che non ci posso fare niente.
Descrivere quello che c’è stato in questi 3 giorni nella capitale tedesca non è semplice. E’ un insieme di emozioni, un concentrato di vita, uno spaccato di quotidinianità preso e portato dritto dritto nel mio cuore. Non è semplice descrivere quello che è stato perchè in ogni minuto, ad ogni secondo, mi vengono alla mente immagini differenti, scene diverse, facce nuove. La sua invece il suo posto ce l’ha fisso, in qualsiasi immagine, in qualsiasi posto, in qualsiasi situazione. Sono stati 3 giorni vissuti in pieno. Non abbiamo lasciato intentato nulla di quello che potevamo fare. Ce la siamo vissuta, ce la siamo goduta, ce la siamo presa e fatta nostra, solo nostra, questa vacanza.
Siamo stati catapultati nel centro dell’Europa e io, personalmente, mi sono sentito subito un pò sperso. Sarà il non essere abituato a certe situazioni, sarà che la monotonia dei nostri posti in questi anni ha preso il sopravvento sull’avventura, ma mi sentivo molto debole, molto fragile. Ma felice. Il tedesco è una lingua bruttissima e cattivissima. Quando parlano sembra che sputino o ruttino a seconda della lunghezza delle parole, che deve essere più o meno proporzionale alla loro altezza media. Mi sono sentito un puffo, e forse è anche per questo che mi sentivo indifeso.
Questo sentimento però è passato molto, molto presto. Mi ha aiutato lei a sentirmi meno solo all’inizio e in grande compagnia più passavano le ore. Abbiamo vissuto a ore. Quando stai 3 giorni appena in una capitale europea non puoi certo risparmiarti qualche cosa. Ore che sembravano giorni, giorni che sembravano settimane. Puff, ora non ci sono più. Solo ricordi. Bellissimi ricordi.
Abbiamo fatto i turisti di Berlino, visitato la città nei suoi posti più belli, conosciuto persone che ci hanno fatto morire dal ridere. Ci siamo guardati in faccia dicendo che in fondo potevamo considerarla benissimo una pazzia l’essere arrivati a Berlino per finire in un centro sociale. Ma così ci piace, ci è piaciuto e spero ci piacerà.
Abbiamo visto l’Olympiastadiom e le lacrime mi stavano per scendere dagli occhi quando ci sono arrivato davanti. Per chi ha vissuto quel giorno come me sa cosa vuole dire arrivare in questo stadio. Anche solo davanti, anche solo per qualche foto. Siamo finiti in mezzo alla bolgia di tifosi in uscita dal match casalingo dell’Herta. Un casino assurdo, mischiati nell’ammasso di giganti. Due lillipuziani, ecco come ci sentivamo in quella metropolitana intasata di crucchi.
Abbiamo visto la storia, ci siamo passati sopra. Con rispetto, perchè non si cancella mai, ma si rispetta sempre. Con la devozione di chi sa che in quel posto, 18 anni fa, qualcuno ha vissuto una storia molto diversa dalla nostra. Una storia molto più particolare di quella che ci hanno raccontato nei libri o nei giornali. Molto più personale. Pensavo alla gente, col muro di fronte, e vedevo immagini, vedevo murales. Pensavo a dove l’idiozia umana può arrivare. Pensavo a dove l’assurdità di alcune idee può spingere gli uomini.
La Porta di Brandeburgo, la statua di Marx e Engels, Alexander Platz, il museo di Pergamon.....l’Olympiastadiom, lo zoo, Postdamer Platz...il centro sociale Maria, il Kehbab, le sbobbe varie che mangiano in quel Paese. L’Hotel Nova, i letti singoli, i caffè espresso....la Banda Bassotti, i Lag Wagon, i Talco....
Mi sono divertito, tantissimo! Ma soprattutto ora mi manca tutto quanto!

lunedì, aprile 16, 2007

Pensieri astratti

Ci sono giorni in cui quello che senti vuoi esprimerlo a parole, esprimerlo a tutti, esplicarti, urlare, saltare, fatti vedere che sei felice. Ci sono certi giorni invece, in cui i pensieri sono così astratti, ma talmente astratti, che capisci che non può bastare qualche parola per descriverli. Entrambe le situazioni sono, o possono essere, figlie della felicità. Quella felicità che tanto cerchiamo e troppo poco spesso troviamo.
Oggi è uno di quei giorni in cui se anche mi mettessi per otto ore a pensare a come descrivere i miei pensieri non riuscirei a trovare le parole esatte o comunque qualunque descrizione facessi non risulterebbe idonea e/o completa.
Oggi è così, non c’è nulla da fare. Non ci sono parole, non ci sono termini, aggettivi, nomi, perifrasi. In questo periodo c’è solo la felicità. La felicità di stare con una persona che ti fa sentire bene, che ti fa sentire importante, che ti fa sentire vivo. C’è la foga del classico “è solo perchè siamo all’inizio” e le risate nell’altrettanto usuale “eh beh, ma la pasa presto la baea”. C’è la felicità di isolare tutto il mondo al di fuori di noi, di affondare le mani nell’impasto che la vita ha riservato solo a noi due.
Ecco, non c’è altro. O meglio, c’è tantissimo altro, ma quello lo tengo per me. E’ qualcosa troppo importante da poterlo ridurre a delle semplici lettere.
Aspetto......con ansia......Berlino.......

martedì, aprile 10, 2007

Una splendida giornata!

Quando si dice una splendida giornata. Una di quelle giornate che hai sempre desiderato. Una di quelle che da troppo tempo restava chiusa nella tua testa e non riuscivi a vivere. Una di quelle giornate che sai che non potrai scordare.
Basta un sole, un prato, gli amici e soprattutto la persona a cui tieni di più in questo momento e la giornata si trasforma da bella a fantastica. Si trasforma nella tua giornata.
Quando uno capisce di essere felice, di stare bene, di sentirsi importante e capisce di avere attorno persone che lo sono altrettanto per lui penso possa considerarsi il più fortunato al mondo. E io lo sono. Sono in questo momento la persona più fortunata al mondo. Perchè non potrei decisamente chiedere di più alla vita.
Non riesco a trovare le parole per descrivere la giornata di ieri. Restano ricordi, lampi, flash, partite a calcio, baci, birre, sguardi. Resta lo svegliarsi e trovare lei al proprio fianco, resta la felicità di aver fatto una grande giornata assieme e la consapevolezza di poterne fare mille altre ancora. Restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento. E resta la felicità. Che ti stampa in faccia quel sorriso da idiota che tutti ti sgamano dalla mattina quando ti alzi dal letto.
Oggi è il compleanno di una persona per me speciale. Anche se in questo momento non posso esserle vicino i miei auguri glieli ho mandati e glieli mando lo stesso. Auguri piccola!
Con lei partirò Giovedì prossimo alla volta di Berlino. In quella città già “conquistata” dai nostri eroi nazionali il 9 luglio scorso, andremo anche noi a lasciare il segno del nostro passaggio. Indicheremo anche noi la nostra strada, la nostra via. Potrà forse portarci lontano, intanto ci porterà lì, insieme. E non vedo l’ora!

Una splendida giornata
Vasco Rossi

Cosa importa se è finita
che cosa importa se ho la gola bruciata o no?
Ciò che conta è che sia stata
come una splendida giornata!

Una splendida giornata
straviziata, stravissuta, senza tregua
una splendida giornata
sempre con il cuore in gola fino a sera
finché la sera non arriverà!

Ma che importa se è finita
che cosa importa se era la mia vita o no?
Ciò che conta è che sia stata
una fantastica giornata, morbida!!!

Oh splendida giornata
che comincia sempre con un'alba timida
oh splendida giornata
quante sensazioni, con quali emozioni poi...
poi alla fine ti travolgerà!

Ma che importa se è finita
che cosa importa se ho la gola bruciata o no?
Cosa importa s'è durata
quello che conta è che sia stata

una splendida giornata
stravissuta, straviziata, stralunata
una splendida giornata
sempre con il sole in faccia fino a sera
finché la sera di nuovo sarà.

lunedì, aprile 02, 2007

Zzzzzz.....

Sto trovando un mio equilibrio. Un punto di stabilità su cui assestarmi per poter far fronte ai colpi che arriveranno. E sono felice. In realtà lo sono non per merito mio, ma perchè finalmente qualcuno mi sta facendo vivere bene.
Stamattina sembro un pesce lesso. Ho un sonno della madonna e mi sa che comincerà a breve la sagra dei caffè. Ce n’è bisogno per tirarsi su un pò la giornata, altrimenti sarà molto, molto dura fino a sera....
E’ cominciato Aprile e finalmente dalla finestra del nostro ufficio si vede il sole. La temperatura di stamattina mi ha fatto venire in mente che siamo in primavera e finalmente si può cominciare a pensare al caldo, ma soprattutto a buttare via il giubbottone che ormai mi sta tanto sulle palle.
I’m out in this moment, my mind is running near red thin line......the red thin line is the line that separe sleeply status to reality status.
O cazzo, stamattina pure in inglese mi metto a scrivere.....
Sogno, di andare a Berlino. Ma forse, tra poco, non sarà più un sogno. Sogno tre fantastici giorni assieme nella capitale tedesca. Devo organizzare un pò di cose, ma forse, tra poco, non sarà più un sogno.
Ho realizzato il mio primo, importantissimo, passo lavorativo. La conferma mi ha dato carica, entusiasmo e un pizzico di voglia in più che non fa mai male.
Sono uno che chiacchiera tantissimo, col fatto che ho potuto sempre sviluppare solo la parola nella mia giovinezza a discapito del mio fisico sono uno che che quando si trova bene parla tanto. Ma ci sono momenti e momenti per parlare. Ci sono momenti in cui è bellissimo stare in silenzio nella propria pace interiore e nel proprio benessere e ci sono quelle volte in cui non esprimere quello che tu hai dentro ti fa stare male. Credo che non ci sia niente di più bello che guardare il vuoto, abbracciato con chi desideri essere abbracciato in quel momento, senza dire una parola. Il silenzio ci avvolge in una calma quasi divina. Infatti dopo un pò mi metto a parlare o a fare strani gesti, per vedere se almeno ci siamo ancora ehehehHo la testa disconnessa e i pensieri vengono a fiumi, a flotte. Per questo non riesco a metterli in ordine in questo post. E’ il mio stato d’animo, è la mia voglia di sentirmi in un determinato momento. E ora faccio come nelle migliori radio, per enfatizzare questo momento semi-tragico della mattinata una bellissima canzone che vuol rendere l’idea:

Ci vuole un fisico bestiale
Luca Carboni

Ci vuole un fisico speciale
per fare quello che ti pare
perché di solito a nessuno
vai bene così come sei
Tu che cercavi comprensione sai, comprensione sai
Ti trovi lì in competizione sai, competizione sai

Ci vuole un fisico bestiale
per resistere agli urti della vita
a quel che leggi sul giornale
e certe volte anche alla sfiga
Ci vuole un fisico bestiale sai, speciale sai
anche per bere e per fumare sai, fumare sai.

Ci vuole un fisico bestiale
perché siam sempre ad incrocio
a sinistra a destra oppure dritto
il fatto e' che e' sempre un rischio
Ci vuole un attimo di pace sai, di pace sai
di fare quello che ci piace sai, mi piace sai

Come dicono i proverbi
e lo dice anche mio zio
mente sana in corpo sano
e adesso son convinto anch'io.
Ci vuole molto allenamento sai, allenamento sai
per stare dritti contro il vento sai, contro il vento sai

Ci vuole un fisico bestiale
per stare nel mondo dei grandi
e poi trovarsi a certe cene
con tipi furbi ed arroganti
Ci vuole un fisico bestiale sai, speciale sai
anche per bere e per fumare sai, fumare sai

ci vuole un fisico bestiale
o il mondo e' un grande ospedale
e siamo tutti un po' malati
ma siamo anche un po' dottori
e siamo tutti molto ignoranti sai, ignoranti sai
ma siamo anche un po' insegnanti sai, insegnanti sai

Ci vuole un fisico bestiale
perché siam barche in mezzo al mare

lunedì, marzo 26, 2007

ASSUNTO!!!!


da situazione di merda si è trasformata in situazione di grande entusiasmo. Dopo aver combinato il danno ho passato tutto il fine settimana, anzi di più perchè è da mercoledì, a pensare a tutto ciò che ho fatto e che mi poteva succedere. Giovedì e venerdì il capo non c'era e da mercoledì sera ho passato 4 giorni senza vederlo. Stamattina ero in super tensione. Per fortuna Vasco mi ha tenuto compagnia, ma era difficile anche seguirlo. La mia testa correva, correva, verso un immaginario colloquio col mio capo. Questo colloquio c'è stato: mi ha fatto entrare nel suo ufficio, mi ha fatto sedere, cosa che succede solo nei grandi momenti di tensione. Mi guarda e mi fa: "Marco, allora, nel fine settimana scade il contratto di apprendistato. Noi abbiamo deciso di confermarti.....in settimana le ragazze (le segretarie ndr) ti faranno firmare la carta per l'assunzione a tempo indeterminato....".Il mio cuore si riempie di gioia, credo lo si veda anche in faccia, vorrei saltare, urlare, liberarmi dopo giorni di tensione. E invece sto lì e giustamente mi prendo le mie prediche per quello che ho combinato, mi prendo le raccomandazioni giuste e doverose e poi mi lascia andare. Ma chi se ne frega delle prediche, chi se ne frega delle raccomandazioni in questo momento! Sono assunto!!! Capisco che le responsabilità si faranno maggiori, ma credetemi, sono contento, entusiasta, euforico!! EVVIVA! EVVIVA! EVVIVA!!

giovedì, marzo 22, 2007

Una situazione di merda

Devo sfogarmi. Scrivo questo post perchè ho bisogno di buttare da qualche parte questa mia rabbia, questa mia delusione. Sono deluso, da me stesso. Sono molto deluso, diciamo ai minimi storici. Ho fatto una cazzata a lavoro e non riesco a capacitarmene. Le persone intorno a me tentano in tutti i modi di non farmela pesare, ma giustamente si nota chiaramente che lo pensano anche loro. E’ vero capita, puà capitare, invece no. Questa non doveva capitare. E’ stata una cazzata immonda che mi fa sentire una merda. Un deficiente, un dilettante allo sbaraglio. Sono passate 24 ore sembra che ne siano passate 4mila. E’ passata una notte in mezzo, ma ho fatto il più brutto sonno della mia vita. In tutte le altre occasioni sapevo che di fronte a me c’erano speranze di risolvere il tutto. Sapevo che c’era la possibilità di sistemare in un batter d’occhio. A scuola, a casa, ovunque, quandunque. E ora? Ora non lo so. Non so un cazzo. Dovrei mettermi a lavorare sodo, come un mulo, senza alzare la testa. Ma non ce la faccio. La tensione mi ha attanagliato lo stomaco, mi viene da vomitare. E’ una sensazione bruttissima, di quelle che non avevo mai provato e che non voglio più provare nella mia vita. Una azione fatta in buona fede, un casino di dimensioni cosmiche. Mi ha macinato dentro, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Me la fanno macinare dentro. Ripenso a ieri, vorrei tornare indietro nel tempo. Ma non posso. Bisogna sempre e solo guardare avanti. E avanti che c’è? Boh...non lo so.
Sono frastornato, ieri sera ho pianto come un bambino, stamattina ho aperto gli occhi come un gufo al suono della sveglia. Avrei voluto stare lì. Anzichè la voglia di riscossa c’è stata la voglia di nascondersi. Come un vigliacco, un codardo. Sento che una fiducia tanto faticosamente guadagnata se n’è andata a puttane e si dovrà risudare per riottenerla. Spero di potercela fare. Ma ora, adesso, non ce la faccio. Mi guardo allo specchio e mi sento perso. Vuoto. Cerco di stare serio e fare la bella faccia con tutti. Al bar, in ufficio, a casa. Ma vorrei solo scoppiare in una valle di lacrime, da solo con me stesso. Fino a ritrovare il punto da dove poter ripartire. Solitamente mi fermavo sempre al limite. Ora il limite è stato oltrepassato e come un qualsiasi pivello mi ritrovo col culo per terra. Quando non hai il coraggio di guardare in faccia le persone perchè sai di avere toppato alla grande. Quando ti senti dire che sei un deficiente e così via senza aver la minima intenzione di reagire perchè sai che chi te lo dice ha ragione. Quando capisci che l’unica cosa da fare è battere la testa sul muro vuol dire che qualcosa si è rotto. E non sono le tue palle.
Ho la immensa fortuna di avere al mio fianco Margherita che mi consola e mi tira su il morale. E con lei in realtà mi sento in colpa perchè avrei voluto essere allegro, vispo, contento e invece avevo sempre un gran peso sulla testa che mi batteva come un martello fa col chiodo. Non saprò mai ringraziarla a sufficienza per ieri sera, ha saputo trasformarmi la giornata in poche ore. A lei va gran parte del merito se io non sono caduto in un baratro.
Dico gran parte perchè l’altra va ai miei genitori, così diversi tra loro e così bravi con me. La mamma serve per sfogarti. Ieri sera non vedevo l’ora di vederla per piangere a dirotto. Il papà per farti rialzare, più forte di prima. E’ lui che ti guarda in faccia e ti dice “l’unica cosa che sbagli, Marco, è sentirti una merda. Cosa ti credevi, infallibile?”. Grazie papà, grazie mamma. E grazie nonna che hai capito subito come era andata la giornata e non mi hai detto niente, mi sei stata vicino e stamattina sorridendo mi hai fatto gli auguri.Ma ora sono qua, di nuovo in questa sedia, in questo ufficio. Di nuovo con la voglia di scappare e di tornare insieme a quelle persone che ti fanno sentire sicuro. Ho lo stomaco che fa male e a testa che batte. E un unico pensiero in testa: “idiota”. E il brutto è che sento che questo pensiero ha tremendamente ragione.

mercoledì, marzo 14, 2007

C'è da preoccuparsi?

il riassunto della giornata di oggi....la federica, la mia barista, mi porta il caffè. Torna dopo dieci minuti e mi dice "non ti piaceva il caffè?". Guardo la tazzina, guardo lei, arrossisco e le dico "ops". La tazzina era ancora piena.
Ma Marco.....ma dove hai la testa? Già....dove ho la testa? So io dove ho la testa....so anche dove vorrei essere ora, in questo momento....

mercoledì, marzo 07, 2007

Continuate voi....

Il salone è grande e al proprio centro è posizionato un grosso tavolo di legno. Tutt’attorno, aderenti alle pareti, una serie di sedie e panche, tutte in ordine, come qualcuno le ha disposte. Il sole è già calato da un paio d’ore e la Luna sta riempiendo la stanza con il suo sorriso e il suo fascino. Le finestre vengono lasciate aperte per evitare di soffocare quel clima surreale che si era creato nel luogo. D’altra parte problemi di temperatura non ce ne sono. E’ estate e la brezza che scivola tra le foglie rende un pò più lieve l’arrivo dell’agosto.
In fondo alla sala, dalla parte delle finestre, c’è un trono. Seduto in questo trono c’è lui, vestito solamente del suo pudore e delle sue fantasie. Le finestre, piccole e poche, lo tengono nell’ombra quasi completamente, avvolto da un mistero che solo lui saprà svelare. O che solo lei saprà scoprire. Dall’altra parte c’è lei, completamente nuda. Solo un leggerissimo velo bianco-trasparente a renderla meno volgare. E’ seduta in una sedia, l’unica sedia messa appositamente da lui in quella stanza. Il resto è tutto frutto di lavoro altrui. Ha le gambe incrociate e lo sguardo sensuale e misterioso che tenta di scoprire chi le sedie di fronte, dall’altra parte della stanza.
Suona una campana, una volta, due, poi altri rintocchi. Si perde il suono delle ore nella notte e lei lascia scivolare il proprio velo di seta e vergogna. Si alza dalla sedia con delicatezza, come non dovesse farsi scoprire. In realtà lui è lì che la guarda, la scruta, la osserva. Il suono della campana è il segnale che i giochi possono cominciare e lei non se l’è fatto ripetere due volte. La musica di un pianoforte arriva dalla sala di fianco. Lei si blocca, impietrita. Una terza presenza non era stata messa in preventivo. Lui non si muove di un centimetro e sorride, nell’ombra, alle smorfie della bella. Lei prende coraggio e torna ad avanzare. I piedi, piccoli, delicati, lasciano l’impronta del proprio passaggio in un pavimento troppo freddo per essere sopportato a lungo. Arriva alla fine del tavolo e si solleva, fino ad arrivare a sedersi sopra di esso. Si sdraia in tutta la sua lunghezza e lascia che i raggi della luna diano una propria forma al suo esile corpo. Ora è lei che lo attende. Ora è lei che comanda....

martedì, marzo 06, 2007

Pensa


Scopro con meraviglia e stupore che la canzone che ha vinto a Sanremo Giovani quest'anno è una canzone impegnata. Caspita! Deve essere successo qualcosa di spettacolare se un testo come quello che riporto sotto è finito sul palco dell'Ariston! Mi ricorda moltissimo un altro testo, un paio d'anni fa, forse di più: cantavano "Principe e socio M" e il titolo era "Targato NA". Quel testo era bellissimo e lo riproporrò magari fra qualche giorno. Questo invece è contro le mafie ed è fantastico. Fabrizio Moro ha portato alla vittoria questa canzone contro le mafie e ora la ripropongo per quelli che non ne hanno mai letto il testo. E per quelli che non l'hanno ancora ascoltata il consiglio calorosissimo di provvedere al più presto a riempire questo buco!

Fabrizio Moro - Pensa

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commententare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente

Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento

Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione

Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.

lunedì, marzo 05, 2007

Passione....

Ieri sera ho avuto la fortuna di passare una bellissima serata in dolce compagnia e di parlare, a ruota libera, di tutto quello che ci passava per la testa. E' da un sacco di tempo che non mi sentivo così bene con una persona e ciò che mi sono reso conto è che abbiamo parlato ore, ma sarei stato lì a parlare per altrettanto tempo. Gli argomenti potrebbero essere infiniti e il non vedere la fine dei nostri possibili discorsi mi ha messo tristezza per il fatto che ormai s'era fatta l'ora tarda e subito dopo una gran felicità perchè non vedo l'ora di tornare a sentirmi così bene insieme a lei.
Tralasciando i complimenti e i dovuti ringraziamenti che preferisco fare in privato, ciò che mi ha fatto un pò pensare ieri sera e che ho ritenuto giusto mettere in parole in questo posto è un argomento sul quale due persone come io e lei abbiamo una storia molto simile, ma abbiamo seguito due percorsi totalmente differenti in reazione logica e spontanea al fatto. Parlerò in prima persona perchè qui dentro c'è posto per chi si conosce a fondo e io, in realtà, conosco a fondo solo me stesso. Forse non a fondo totalmente, ma a fondo quanto basta per scovare dentro ai meandri della mia testa e del mio pensiero.
Sono cresciuto in una famiglia in cui alcuni valori erano sacri: l'amicizia in primis. Ogni domenica partecipavo a pranzi e cene con amici dei miei genitori che manco ad un matrimonio di adesso potrei immaginare. L'ospitalità: uno dei valori su cui si basa una buona famiglia. La discussione, mai mancata e che mai mancherà. Il telegiornale e un buon quotidiano, tutti i giorni, regolare, come il caffè alla mattina appena ci si sveglia. Da qui il passo è breve: in casa mia si è sempre parlato di politica. Prima che io nascessi, quando sono nato, tuttora. Si parlava e si parla di politica. Sono cresciuto con il mito di mio padre, segretario del PCI negli anni settanta. Sono cresciuto col mito di mia madre, che in cinta di 9 mesi mi portò sotto l'ospedale di Padova ad attendere notizie su Berlinguer. Sono cresciuto coi quadri appesi alle pareti che raccontano di manifestazioni o titoloni di giornali. Sono cresciuto piegando il giornale del partito che con mia mamma andavamo a distribuire casa per casa. Sono cresciuto con le canzoni di lotta e rivolta, sono cresciuto con Nomadi, Guccini, Pietrangeli, Lolli.
Sono cresciuto e mi sono perso. A 15 anni mi sono staccato. La vita mi ha preso con sè e mi ha portato altrove. I miei continuavano a discutere, le cene e gli amici cominciavano a farsi sempre più radi, ma il telegiornale e il buon quotidiano c'erano sempre in casa. L'imborghesimento dovuto all'età ha portato la mia famiglia a passare da l'Unità a Repubblica e di conseguenza a masticare delusioni e disillusioni sull'avanzamento del mondo. Le prime canne, le prime ragazze, le prime ubriacate mi hanno portato via da questo panorama che mi si presentava in se tetro e oscuro: un paesaggio che non avresti mai voluto far tuo.
Il tempo poi è passato e io sono cambiato. Credo di poter affermare che ciò che mi ha portato a cambiare è stata l'invidia. Proprio così l'invidia. Ho passato anni a cercare di capire quale fosse realmente il mio futuro o per lo meno a capire come avrei voluto vivere. Riconosco oggi che averci pensato per così tanto tempo è forse un sinonimo di pazzia, ma sono convinto che mi ha fatto crescere, e molto. C'ho pensato e ogni volta vedevo di fronte a me persone realizzate, persone sicure di se, persone che non avevano da chiedere nulla di più alla vita. Mio padre, mia madre, i loro amici.
Si sono battuti nei loro anni per ottenere quello che volevano, mentre noi, poveri esseri, abbiamo già tutto. E io ci stavo malissimo. Non avere un motivo per lottare per qualcosa mi faceva andare fuori di testa. Ho cominciato a ragionarci, quando le prime canne ribelli se n'erano andate e le ragazze si stabilizzavano in un unico grande amore. Ho cominciato a ragionarci e lì ho cominciato il mio cambiamento.
Sono iniziate le prime discussioni vere, soprattutto a scuola. Tornavo a casa col fegato gonfio ogni pomeriggio e mia madre che mi guardava, capiva e sorrideva. Eh già, c'è passata anche lei a sentirsi dire che non si capisce un cazzo, di crescere, di svegliarsi. E' capitato anche a lei di sentirsi isolata. Ma questo isolamento ci ha dato la forza. La grande forza per andare avanti e continuare a lottare. Così da solo dovevo tenere testa ad un gruppo sostenuto di persone in classe che mi facevano sentire sempre più solo e sempre più forte. Ma la mia forza non ha mai potuto essere fisica, perchè il fisico non è mai stato un mio punto di riferimento. Sono un piccolo bastardo come direbbe qualcuno, o una carogna di sicuro, perchè ho il cuore troppo vicino al buco del culo. E se sul fisico non potevo puntare non mi restava altro che la parola.
Ecco allora il vero cambiamento, la parola, la frase, il pensiero. Ho cominciato a leggere i giornali, a leggere libri, cosa che prima non mi passava minimamente per la testa. Mi accorgevo che leggere mi aiutava poi ad esprimermi meglio quando mantenevo una discussione in classe. I giornali mi hanno insegnato che se non sai una notizia non puoi discuterne seriamente. Ho cominciato a guardare i telegiornali, ho cominciato a seguire tutti i problemi che in questo Paese e in questo mondo ci assillano. Portavo esempi e chiedevo spiegazioni in un'aula in cui calava sempre un silenzio assordante.
Ho cominciato a scrivere in terza superiore. Prima ero un ignorante. Non sapevo scrivere una frase di senso compiuto. La media dei miei temi è sempre stata 4 o 4 e mezzo. Ho dato una sterzata alla mia vita. Ma non per occuparmi di politica. Per difendermi. Quando ti trovi con le spalle al muro devi trovare un modo per uscirne. C'è chi si lascia scivolare lungo esso e si lascia scavalcare dai problemi, ignorandoli e continuando la propria vita come non ci fossero. C'è chi come me ha deciso che quei problemi erano da affrontare di petto.
E solo allora ho capito mio padre, con le sue bandiere rosse e il suo pugno al cielo. Solo allora ho capito mia madre, in prima fila in ogni manifestazione. Solo allora ho capito l'importanza di amicizia, ospitalità, discussione. Solo allora ho capito l'importanza della scuola e dell'informazione. Della cultura e del sapere. Solo allora ho scoperto la bellezza e l'importanza della politica come mezzo per raggiungere i propri obiettivi e non come peso in una famiglia in cui il dialogo non è presente perchè tutto è subordinato ad una visione politica.
Il dialogo c'è sempre stato e io non me ne sono mai accorto. A 15 anni credevo che il mio mondo fosse fatto di canne e di musica. Di amici, alcool e festa. E invece non è così. 7 anni dopo le canne aiutano a divertirsi, l'alcool a dimenticare una brutta giornata, gli amici sono parte integrante della propria vita, ma ciò che conta di più in questo momento sono i propri desideri. Il raggiungerli, come si vuole raggiungere la fine di un tunnel buio. E la politica come metafora di raggiungimento di essi.
Politica significa lottare per qualcosa che magari sai essere irraggiungibile. Significa lottare per una idea, confrontandoti con un mondo che spesso (non sempre purtroppo) riesce a portarti altre idee per migliorare le tue. Significa battere i pugni e la propria testa contro cose che non avresti mai voluto. Significa crescere e credere che il mondo, anche grazie a te, è migliorato un pò. Politica significa realizzare i propri desideri e le proprie idee. Significa essere un pò differenti dal gregge. Dalla massa. Dalle pecore. Significa passione.
Tutto questo è quello che ha significato e significa per me. Un modo di vivere, un interessamento costante. In altre parole: un modo per crescere.

giovedì, marzo 01, 2007

E' arrivato Marzo

Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli

Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te


fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è

I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori"
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri

Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te

fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è

lunedì, febbraio 26, 2007

Che febbraio!!!

E’ quasi finito febbraio e ho davanti a me, sopra la mia scrivania, il calendario con tutte le ore di lavoro segnate. Giorno per giorno. Faccio il riepilogo di cosa è accaduto a febbraio e vedo che è stato un mese veramente pieno! Devo dire che è stato grande, anzi grandissimo! Mi ha restituito molta felicità questo mese. Forse sarà solo momentanea, ma nel momento questa sensazione mi fa vivere molto, ma molto bene.
Sono stanco morto. Anzi, stanchissimo. E in più non sto nemmeno molto bene, ma la sola idea del week end che è appena passato mi fa recuperare le forze perdute per strada. Se devo dirla tutta sono gli ultimi due week end appena finiti a farmi stare bene!
Prima la grande manifestazione del 17 a Vicenza contro la Base militare USA, una grande giornata, indimenticabile. Poi il doppio concerto di questo fine settimana che ha sancito la mia “morte fisica”, ma la mia “rinascita spirituale”
Eh, è stato proprio un grande doppio appuntamento, già programmato da molto, moltissimo tempo, al quale non volevo assolutamente rinunciare. Si è partiti venerdì sera, dopo una settimana di lavoro, in direzione del Rivolta, per assistere al concerto della Banda Bassotti. Hanno cominciato ad un orario a dir poco scandaloso e per questo il nostro orario di ritorno è stato quasi drammatico, ma ne è valsa pienamente la pena. Ho avuto il piacere di ascoltare per la prima volta anche i Talco, un gruppo interessantissimo che non so da dove provengano, ma so che fanno una musica che è la fine del mondo. Poi i Banda Bassotti che finalmente ho visto per bene che ci hanno deliziati per 2 ore abbondanti fino al fatidico ritorno a casa alle 4 e mezza del mattino. In volo verso la propria meta il mio cervello si è spento prima di raggiungere il contatto con il cuscino. Sabato il ritorno. Sempre al Rivolta, ma stavolta a vedere Caparezza.
Partiti con l’intento di star calmi dopo la serata appena passata e una recentissima “2 ore di calcetto” il genio di Molfetta ci ha fatto letteralmente muovere il culo anche se non ne avevamo voglia. Devo dire che ne ho visti tanti di concerti del Capa, ma in forma come l’altra sera mai. Sarà perchè era la sua penultima data del tour e si sa, quando si è alla fine vengono sempre fuori le cose migliori, ma mi sono divertito veramente un sacco.Sì, divertito, ecco la parola giusta. Divertito per la musica, per la situazione, il posto, ma soprattutto per la compagnia. Dalla manifestazione ai concerti i fedelissimi non hanno mollato un colpo e anzi ne approfitto per mandare un baciotto alla marghe, compagna d’avventure! Spero sia solo l’inizio di una lunga serie!

mercoledì, febbraio 21, 2007

Vicenza, 17/02/2007: alla manifestaziò!

Ci siamo, ci siamo stati, ci saremo. Ieri, oggi, domani. Sempre di più. Sabato è andata alla grande, è stata un’esperienza fantastica della quale, nel bene e nel male, ci ricorderemo per sempre. Nel bene perchè oltre a quella di Roma di un paio di anni fa alla manifestazione mondiale per la Pace, è la più bella ed intensa manifestazione alla quale ho partecipato. Avrei voluto a suo tempo andare anche a Genova, ma la mia condizione di ancora minorenne mi han impedito di avere la meglio sulle motivazioni più che altro legali ed affettive dei miei genitori. Nel bene perchè una città come Vicenza che ha poco più di centomila abitanti ha visto una affluenza immensa per le proprie strade. Nel male perchè pare che sia servita gran poco. Ma se da un certo punto di vista me l’aspettavo una reazione immediata di Prodi al corteo, non mi aspettavo una partecipazione del genere ad una manifestazione che alla base di tutto aveva non altro che il dislocamento o la rinuncia definitiva all’allargamento della base militare USA nell’aeroporto civile Dal Molin.
E’ una giornata intensa, calorosa, il sole caldo e alto nel cielo la riscalda come se fosse primavera. Alle 14.30 si parte, questi i piani degli organizzatori. A complicare le cose però l’alta affluenza. Non ci si sta più in stazione e bisogna partire, bisogna andare, cominciare a camminare. Alle 14 il corteo era già a metà strada, la coda, formata dal gruppo dei partiti è ancora in stazione. Ci muoviamo in mezzo alla folla, cominciamo a risalire la corrente. I partiti prima, i gruppi studenteschi poi. Bandiere, striscioni, coriandoli, alla fine è comunque carnevale. Musica, tanta, ovunque, ancora bandiere, ma soprattutto gente. Tanta, tantissima gente. Per le strade per le stradine, per le vie. E i poliziotti? Ad un certo punto la gente se lo chiede, in mezzo alla massa. Ma questi benedetti poliziotti dove sono? Eh già, perchè se c’è una cosa che non abbiamo visto in tutta la giornata sono proprio loro. Sono là, all’interno delle loro camionette, già sicuri anche loro che la situazione resterà calma, con tanta grazia e benevolenza dei paurosi (me compreso). Le ore avanzano e per raccontare degnamente ciò che si vive dentro una manifestazione di questo tipo ci vorrebbe un libro. E qua c’è posto solo per le emozioni. Ecco allora che chi queste manifestazioni non le vive non riuscirà mai a capire il piacere di stare assieme alla gente, il piacere di stare in compagnia, di poter anche parlare tranquillamente, sotto una giornata di sole, sapendo di essere accomunati tutti per lo stesso fine, dalla stessa idea. Ognuno con la propria testa, ognuno differente, ma tutti uguali nel voler dimostrare che anche loro ci sono, anche noi ci siamo. E’ per questo che a chi critica a priori queste manifestazioni dedico un abbraccio solidale perchè vuol dire che queste cose non le ha mai vissute, o le ha vissute male. Questo mucchio di persone da tutta Italia ti fa capire anche che non sei solo, nella lotta. Anche se soli non ci siamo mai sentiti queste persone ti danno un significato a tutto quello che fai. Come un discorso di Dario Fò o una riproposizione di un intervento di Franca Rame al Senato riproposto dalla stessa senatrice dell’Unione. Tutto ciò da un senso, come i bimbi avvolti nei passeggini dalle bandiere della Pace, come le mamme che spingono questi passeggini portando anche loro una bandiera in cima ad un palo. Come i vecchi, sempre tenaci, che tentano di difendere le montagne dalla TAV, come i veneziani che portano avanti la battaglia contro il MOSE. Capisci di non essere solo e di non farlo per un motivo futile. Lo fai per i bambini che ti guardano in faccia e non capiscono bene tutto quel trambusto, ma capiranno, un giorno, l’utilità di essere lì in quel momento. Lo si è fatto per noi, ma soprattutto per loro. Per i loro figli e i figli dei figli. Perchè la speranza comune, in quel 17 febbraio 2007, è che il sole che illuminava le 120mila persone scese in piazza per il proprio futuro, possa illuminare un giorno solo sorrisi e bambini che giocano.