giovedì, dicembre 28, 2006

Il Ballo di San Vito


Salsicce fegatini viscere alla brace
e fiaccole danzanti lamelle dondolanti
sul dorso della chiesa fiammeggiante

vino, bancarelle terra arsa e rossa
terra di sud, terra di sud terra di confine
terra di dove finisce la terra

e il continente se ne infischia e non il vento
e il continente se ne infischia e non il vento
Mustafà viene di Affrica
e qui soffia il vento d'Affrica
e ci dice tenetemi fermo
e ci dice tenetemi fermo

ho il ballo di S. Vito e non mi passa!
ho il ballo di S. Vito e non mi passa!

La desolazione che era neela ser
s'è soffiata via col vento
s'è soffiata via col rhum
s'è soffiata via da dove era ammorsata

Vecchi e giovani pizzicati
vecchie e giovani pizzicati
dalla taranta, dalla taranta
dalla tarantolata

cerchio che chiude, cerchio che apre
cerchio che stringe, cerchio che spinge
cerchio che abbraccia e poi ti scaccia

ho il ballo di S. Vito e non mi passa!
ho il ballo di S. Vito e non mi passa!

dentro il cerchio del voodoo mi scaravento
e lì vedo che la vita è quel momento
scaccia, scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo

A noi due balliam la danza delle spade
fino alla squarcio rosso d'alba
nessuno che m'aspetta, nessuno che m'aspetta
nessuno che mi aspetta o mi sospetta

Il cerusico ci ha gli occhi ribaltati
il curato non se ne cura
il ragioniere non ragiona
Santo Paolo non perdona

ho il ballo di s. Vito e non mi passa!
ho il ballo di S. Vito e non mi passa!

Questo è il male che mi porto da trent'anni addosso
fermo non so stare in nessun posto
rotola rotola rotola il masso
rotola addosso, rotola in basso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
e il muschio non si cresce sopra il sasso

scaccia scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
le nocche si consumano
ecco iniziano i tremmori della taranta,
della taranta della tarantolata...

venerdì, dicembre 22, 2006

Crisi d'identità....


Troppe volte penso se mettere a repentaglio la propria identità, se cambiare delle proprie convinzioni, se trasformarsi, termine forse esagerato ma che rende l'idea, sia una cosa giusta. Talvolta mi ritrovo con il dilemma esistenziale se seguire senza esitazioni la mia linea guida, oppure permettermi qualche "distrazione" di tanto in tanto.
Ho notato che quando il richiamo arriva Troppo Forte si tende spesso a gettare in un cestino, o al limite spostare in un angolo, le proprie certezze. Ma tutto ciò è giusto?
Il camaleonte si mimetizza nella natura per scopi "guerrieri", e nessuno ha mai detto nulla. L'elefante non potrebbe, anche volesse. E allora io chi sono? Un camaleonte? O un elefante?
Non posso? O non voglio?
L'istinto giustifica il crollo di alcune barriere? Il richiamo permette una modifica della propria identità? Chi siamo noi? Gente che cerca la propria strada e la mantiene o gente che cerca qualche altra cosa ed è disposta a cambiare strada per ottenerla? Magari uscire anche solo di carreggiata per rientrarci...chi siamo noi? Chi sono io?
Non lo so, troppo spesso me lo domando e certe mie azioni sono verso una direzione, certi compromessi in un'altra. Perchè alla fine di compromessi si parla, giusto?
Compromesso significa ingoiare bocconi amari, tanti rospi e qualche volta pure vivi, per ottenere il proprio scopo.
Sono più disposto a seguire la mia strada senza esitazioni o accettare compromessi per arrivare al punto? Che poi questo punto, non si sa nemmeno se sia definitivo. Chi lo sa. Non si sa niente, per l'appunto. Quindi sarebbe modificare la propria identità per scoprire se qualcosa ti possa piacere in futuro.
Ma alla fine di tutto, io, la mia identità, ce l'ho veramente?

mercoledì, dicembre 20, 2006

Giornata intensa


Guardo alto nel cielo e c'è un sole che richiama il passo. Le gambe vorrebbero muoversi e andare, andare per conto loro. Decidere un giorno di staccarsi e andarsene, lasciando qua, sulla sedia in questo ufficio, solamente la parte superiore del mio corpo.
Quello stato di annebbiamento mentale mi accompagna dal momento della sveglia. Gli occhi stamattina chiedono pietà eppure so che dovrò torturarli per altre 6 lunghissime ore.
Domattina sono di laurea, sarò fuori dall'ufficio tutto il giorno. Per fortuna. Non vedo l'ora arrivi il 29 dicembre. Chissà che si decida qualcosa di interessante da fare.

martedì, dicembre 19, 2006

Un istante


In un istante tutto cambia. Tutto si trasforma. Come qualcosa che pensavi tuo e ti scivola dalle mani. Come qualcosa che credevi al sicuro che invece scappa. Come una coperta che credevi ti coprisse invece ti lascia fuori i piedi.
In un istante tutto si modifica. Anche quello che non credevi si potesse modificare.
Anche gli umori, cambiano in un istante.
Ci sono delle volte che pensi di avere tutto, fra le mani. E che niente e nessuno sulla faccia della Terra potrà portartelo via. Hai tutto.
Poi qualcosa cambia, basta un istante e come un domino impazzito porta via con se anche tutte le altre cose. Non hai più niente.
Quante volte vi siete sentiti così? Quante volte siete capitati in questa situazione? Io tante. Ma tante veramente. Anche ultimamente purtroppo. Forse però è solo una situazione figlia di un umore troppe volte alterabile.
Ho tutto. Non ho niente. In un istante, in una soffiata di vento. Devi cercare di ricominciare tutto da capo, per tentare di risalire quella montagna che nel suo punto più alto possiede quel tesoro che ti fa tirare avanti nella vita. Ti fa prendere anche pesci in faccia senza cadere, ti fa rigare dritto, ma al tempo stesso ti rende così anarchico che qualche piccola regola ti sembra una catena. Qualche consiglio sembra un rimprovero, qualche suggerimento una dimostrazione di una superiorità altrui.
Mi ritrovo spesso a chiedermi se viviamo la vita per questo: per raggiungere quel punto più alto e tentare con tutte le nostre forze di rimanere aggrappati alla cima.

venerdì, dicembre 15, 2006

E' ora di finirla!


Medici e dottori e l'infermiere addetto
non sanno cosa fare con questo cristo a letto,
è caduto in coma già da stamattina,
un'altra sporca preda dell'eroina!

Questa è la lebra del mondo industrializzato
entrata nel mercato per grazia dello stato
schiere di spacciatori la smistan come caramelle,
mentre i loro senatori ritiran le bustarelle.

Gli aghi abbandonati riempiono i giardini,
giocattoli mortali x giovani e bambini,
bisogna reagire osannano i ministri,
si sparano una sega e dopo chi li ha visti.

Si tolgono il cappello se muore il presidente
e questo fa capire che nn contiamo niente,
siamo stanchi di gridare e di manifestare,
bisogna aprire gli occhi, è ora di lottare!!!!

E' ora di finirla di farsi inculare,
E' ora di finirla di farsi comandare
non si può nascondere l'ipocrisia di stato
con l'ago insanguinato di uno stupido drogato!

Lui non può sapere il male che si fa
lui non può sapere il male che ci fa
lui non può sapere il favore che gli fa
lui non può sapere il potere che gli da.

Svegliati ragazzo, spalanca i tuoi occhi,
non vedi stai morendo, ma perchè non lotti?
Se non vuoi finirla e non credi più a un cazzo
allora crepa in fretta,povero pazzo!

Gli aghi abbandonati riempiono i giardini,
giocattoli mortali per giovani e bambini,
bisogna reagire s'infiamma la questura
e aumenta i poliziotti per farti più paura!

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stamattina ascoltavo questa canzone in macchina e mi è venuta subito la voglia di scriverla nel blog. C'è molta ipocrisia in effetti in questa Italia, ma c'è soprattutto la voglia di non lottare da parte di alcuni ragazzi. Di lasciarsi andare, di lasciarsi morire. E lo Stato li accusa. E si giustifica con loro. I drogati sono la quintessenza di uno Stato. Quante volte sentiamo dire che quel reato è stato commesso da un "drogato"? E' la loro giustificazione, è la loro ancora di salvezza.
"Siamo stanchi di gridare, di manifestare, bisogna aprire gli occhi, è ora di lottare" è un verso di questa canzone. Siamo stanchi perchè nessuno ci ascolta, perchè nessuno, o pochi, capisce in realtà cosa vuole la gente, cosa vogliamo noi.
La foto che ho messo per me è bellissima, forse è un pò forte, ma alla fine credo che renda benissimo l'idea. L'ago insanguinato che infilza la lingua, primo mezzo di comunicazione che abbiamo noi umani. Che blocca la parola.
"Svegliati ragazzo, spalanca i tuoi occhi, non vedi stai morendo, ma perchè non lotti!"

mercoledì, dicembre 13, 2006

La finestra


il sole è così caldo che l'inverno non sembra arrivato
soffia il vento gelido a riportarci sulla terra

in questi giorni in cui molto sembra cambiato
quello che ho di dentro è molto simile ad una guerra

una guerra senza armi, ma soprattutto senza morti
all'interno del mio corpo c'è qualcuno che mi bussa

chi mi ha fatto dei favori, chi mi ha dispensato torti
i miei globuli rossi fanno la rivoluzione russa

Sento battere un martello, c'è qualcosa che mi preme
tanta gente allontanata, tanta gente che ci tiene

quando voglio averla affianco è sempre troppa la distanza
sono isolato un pò dal mondo, sono solo nella stanza

anche con tanti personaggi tutti intorno come saggi
preferisco l'emozione di provare cose nuove

nuove esperienze, nuove atmosfere
attorno a me persone VERE

chiedo poco dalla vita, non son nato creditore
come chi dall'alto guarda e chiede sempre senza dare

cerco solo l'allegria, anche se la difficoltà
sta nel trovarla in ogni via, anche quando non ci sta

chiedo tempo al cuore mio, io non voglio più soffrire
c'è troppo male in questo mondo, ti vien quasi da morire.

Sotto la finestra corpi vuoti a testa alta
fanno scorrere le loro gambe sul marciapiedi

qualche sfumatura nel cielo, un gabbiano che si esalta
sento ancora la tua voce, leggo ancora i tuoi pensieri.

Bateo

lunedì, dicembre 11, 2006

In memoria di un compagno



Salvador

Salvador era un uomo,
vissuto da uomo
morto da uomo,
con un fucile in mano.

Nelle caserme i generali,
brindavano alla vittoria
con bicchieri colmi di sangue,
di un popolo in catene.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

Mille madri desolate,
piangevano figli scomparsi
l'amore aveva occhi sbarrati
di una ragazza bruna.

Anche le colombe
erano diventate falchi,
gli alberi d'ulivo
trasformati in croci.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

Ma un popolo non può morire,
non si uccidono idee
sopra una tomba senza nome,
nasceva la coscienza.

Mentre l'alba dalle Ande
rischiara i cieli,
cerca il suo nuovo nido
una colomba bianca.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

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Pinochet è morto domenica 10 Dicembre 2006. I calici si levano, le lacrime scendono. Per tutti i desaparecidos, per tutti gli esiliati, per tutti i condannati a morte, per tutti i compagni in carcere sepolti. Per tutti coloro che dalla resistenza di Salvador Allende hanno tratto un insegnamento a resistere contro i tiranni del potere, contro i sanguinari che non accettano altri tipi di governi, altri tipi di economie, di gerarchie. Per tutti i figli, i nipoti e i pronipoti dei resistenti o dei dissidenti che non hanno potuto più salutare nè stare coi loro cari. Per tutte le democrazie. Per tutti coloro che mi sono dimenticato di citare. Per tutto il Cile, per tutti i cileni. In alto i calici, questo è un giorno da ricordare.

Il divino è sceso sulla terra


Sono passati ormai 9 giorni dal concerto dei Muse, ma resta sempre fisso e indelebile la sua immagine nella mia mente. E' una settimana che li ascolto ininterrottamente, quasi a rievocare recenti emozioni o brividi corsi lungo la mia schiena.
Ho un paio di video nel pc di quella magnifica serata. Si vede e si sente malissimo, ma la loro valenza, la loro importanza, supera una migliaia di volte la loro qualità.
Risentire questo gruppo nel lettore all'interno del proprio abitacolo, avvolti nelle note e nella voce di Matthew Bellamy, fa apprezzare ancora di più lo spettacolo al quale abbiamo assistito quella sera.
Quei meravigliosi giochi di luci e quelle fantastiche scenografie a rendere il tutto più elettrizzante. Una grande serata, un grande gruppo, un gran concerto.