lunedì, dicembre 11, 2006

In memoria di un compagno



Salvador

Salvador era un uomo,
vissuto da uomo
morto da uomo,
con un fucile in mano.

Nelle caserme i generali,
brindavano alla vittoria
con bicchieri colmi di sangue,
di un popolo in catene.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

Mille madri desolate,
piangevano figli scomparsi
l'amore aveva occhi sbarrati
di una ragazza bruna.

Anche le colombe
erano diventate falchi,
gli alberi d'ulivo
trasformati in croci.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

Ma un popolo non può morire,
non si uccidono idee
sopra una tomba senza nome,
nasceva la coscienza.

Mentre l'alba dalle Ande
rischiara i cieli,
cerca il suo nuovo nido
una colomba bianca.

Da un cielo grigio di piombo
piovevano lacrime di rame,
il Cile piangeva disperato
la sua libertà perduta.

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Pinochet è morto domenica 10 Dicembre 2006. I calici si levano, le lacrime scendono. Per tutti i desaparecidos, per tutti gli esiliati, per tutti i condannati a morte, per tutti i compagni in carcere sepolti. Per tutti coloro che dalla resistenza di Salvador Allende hanno tratto un insegnamento a resistere contro i tiranni del potere, contro i sanguinari che non accettano altri tipi di governi, altri tipi di economie, di gerarchie. Per tutti i figli, i nipoti e i pronipoti dei resistenti o dei dissidenti che non hanno potuto più salutare nè stare coi loro cari. Per tutte le democrazie. Per tutti coloro che mi sono dimenticato di citare. Per tutto il Cile, per tutti i cileni. In alto i calici, questo è un giorno da ricordare.

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