lunedì, gennaio 21, 2008

La porta colorata

Tutto comincia così, la mattina quando ti alzi e guardi la sveglia. Segna le 8 e 20, circa, e realizzi che avrai 10 minuti per te. Ti alzi, ancora assonnato girovaghi per la casa, con i pantaloni del pigiama uno alto e uno basso, cosa di cui non riesci mai a capire il perchè. Te ne vai in bagno, ti lavi bene bene la faccia e poi stai lì, quasi con le orecchie tese, ad ascoltare il nulla che ti circonda, appoggiato con i palmi aperti sul bordo del lavandino. In un istante, vieni avvolto da quel senso di tristezza che non ti lascierà più per la tutta la giornata. E’ quel senso di smarrimento che ti si aggrappa alle caviglie e non vuole più lasciarti andare. E’ come quando torni da un posto magnifico, e alla mattina l’unica cosa che vorresti fare è tornare là, in quel posto in cui stavi tanto bene e ti sentivi tanto felice. Ti muovi, perchè sono circa due o tre minuti che sei lì fermo con gli occhi ancora socchiusi che ci pensi e ti rendi conto che la tua giornata non potrà minimamente essere incentrata su questo pensiero. Ti rilavi la faccia e finalmente ti decidi che è arrivata l’ora di darsi sembianze serie, da dipendente. Così ti infili i jeans e la felpa, mentre ancora assonnato, e triste perchè la giornata al di là del vetro si preannuncia uggiosa, ti accorgi che avevi visitato solo due stanze della tua casa e ti era già costato uno sforzo immane.
Ed è proprio in quel preciso istante, in cui la porta colorata che separa il mondo dei sogni dalla realtà si apre, che il tuo senso di smarrimento si fa pieno, compiuto. Il tuo sonno si arrampica come l’edera ai muri, il tuo senso di immaginazione pervade i tuoi pensieri, la tua vista si fa offuscata e il viaggio verso la nuova giornata si fa sempre più veloce e intenso. In pochi minuti ti rendi conto di essere te stesso. Con la tua casa, le tue sedie, i tuoi caffè e le messe di tua nonna. Capisci che non c’è quello che vorresti, che non hai vicino chi desideri.
Per un istante, però, è stato bello. Immaginare che al tuo risveglio eri da solo per puro caso. Che una volta lavata la faccia si sarebbe sentita una voce dolce e sensuale che ti diceva che il caffè era pronto. Che ti pigliavi un bel bacio senza fiatare e avevi solo la possibilità di ricambiare. Di sentirti dire “Buongiorno!” e vederti un sorriso che ti rallegrava la giornata. Ti saresti anche alzato prima per poter passare un pò di tempo assieme, quello è sicuro! Che ti sedevi lì, nella cucina ancora semiscura e ti trovavi davanti la donna dei tuoi desideri che ti guardava con occhi anche lei semichiusi dal sonno e capivi che la giornata sarebbe stata dura, ma l’avresti affrontata insieme. In due posti separati, ma uniti dallo stesso sguardo e dalla stessa complicità mattutina.
Invece la porta colorata che separa il mondo dei sogni dalla realtà si è aperta e con lei tutti i tuoi pensieri se ne sono andati. Sono stati ricacciati dentro, in attesa di essere nuovamente richiamati, la mattina seguente, al chiamare della sveglia. Non ti resta che guardare tua nonna in piedi a mani giunte davanti alla televisione e renderti conto che la giornata sarà più dura di quello che ci si aspettava. Un cenno di saluto con la mano, la giacca messa in fretta con una mano, la sciarpa arrotolata alla "beneemeglio" con l'altra, una sigaretta in bocca di tutta fretta, una schiacciatina rifiutata lasciata sul tavolo, le chiavi nella tasca. Uno sguardo allo specchio: “Buongiorno!”

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