martedì, maggio 05, 2009

Genova, quella giornata di maggio...


Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo verso l'orizzonte, Genova che si perde in centro nei labirintici vecchi carrugi..

siamo stati a Genova nel week end. Mi sono preso il lunedì di ferie e ne abbiamo approfittato per mandare tutto e tutti a fanculo e rilassarci 4 giorni in Liguria.
Andare a Genova era un mio sogno da tempo, non so dire bene perchè, ma so dire con esattezza che uno dei promotori di questa mia "passione" è stato l'ascolto, attento e reiterato, di Fabrizio De Andrè.
Ed è stato proprio Fabrizio De Andrè che ci ha portato, scherzo del destino, nella capitale ligure. A Palazzo Ducale, a pochi passi dalla stazione Brignole, hanno organizzato una mostra sul cantautore genovese, oramai giustamente passato alla storia come uno dei migliori poeti contemporanei.
Per noi che da tempo mangiamo De Andrè questa mostra non ha avuto la forza di spingerci ad osservare delle novità, bensì a farci capire, se ce ne fosse stato bisogno, quanto amato era ed è tuttora il poeta della Citta Vecchia. E' stata una mostra di tipo interattivo, con molti, moltissimi reperti audio-visivi, testimonianze dirette, interviste a De Andrè, dichiarazioni di suoi amici/colleghi/aiutanti/parenti e una lunga coda fuori per entrare....un viaggio in parole e musica nel mondo di chi ha segnato attraverso le stesse parole e la stessa musica un periodo piuttosto lungo della storia culturale italiana.
Ma se De Andrè ci ha portato a Genova grazie ad una mostra, il fatto che lo conoscessimo abbastanza bene e che avessimo già visto gran parte delle testimonianze ci ha permesso di visitare gran parte della città attraversando i vicoli stretti e cupi o come canta Francesco Guccini "i labirintici vecchi carrugi".
E sono questi carrugi che ti catalizzano l'attenzione, più di ogni qualunque altra cosa. Più dei monumenti, più dei musei, più delle chiese. Cammini per Genova e senti odore di Vita. Ti perdi per le sue vie e ti sembra di viverla, quell'atmosfera da pesce fresco e da urla di pescatori. Ti guardi attorno stupito, queste case costruite alte per farne star di più, in questo sventolare di bandiere al balcone, nella giornata del derby della Lanterna, quest'anno quanto mai sentito da entrambe le fazioni di questa città.
De Andrè era genoano e la sua passione per il Genoa era proprio forte. Anche all'interno del negozio di dischi Gianni Tassio, il più famoso d'Italia, c'è una bacheca dedicata al Grifo. E non puoi non accorgerti, mentre cammini per le strade mezze bagnate, di tutti quegli striscioni rosso-blu appesi ai balconi, alle finestre, a marcare un vicolo, una via, un incrocio, stretto, pedonale. Sono lì a ricordare che Zena è viva e quest'anno più di sempre.
E' nei vicoli scuri, bagnati, umidi, quasi paurosi, che si sviluppa Genova. La Genova del cuore, la Zena, il Grifone, la città marinara. Entri ed esci da vicoli dai nomi che non ricorderai mai più e ti ritrovi d'improvviso in quella Via del Campo, con la graziosa e la puttana che ti guardano, o che ti sembra di vederle guardarti. Capisci che in quella moltitudine di etnie, di gente, di vita, De Andrè ha affondato i denti nella sua giovinezza. Capisci come questa mescolanza di culture possa nascere un ribelle anarchico come il Faber.
Così, mentre guardi il cielo e ti accorgi che l'essere una città di porto ti espone anche a rischiosi e repentini cambi di tempo, decidi che è arrivato il tempo di fare i conti con la storia e con l'altro cantautore dei nostri tempi, Francesco Guccini.
Piazza Alimonda ti si presenta davvero come un'auiola triangolare. Davanti a te un albero, l'edicola, il bar dei caffè e dei grappini. La memoria che corre, le immagini viste, riviste, stra-riviste. Carlo Giuliani per terra, la jeep che passa sopra al suo corpo già morto. La Storia passa anche attraverso questi luoghi e abbiamo voluto vederli. Nell'insegna della Piazza una scritta in rosso campeggia "Carlo Vive". E' un'immagine che ho visto tante volte, in televisione, ricercando Piazza Alimonda, Carlo Giuliani o G8 su Google, ma mai mi sarei aspettato di trovarla ancora lì. I compagni di Grosseto devono essere appena stati qui, perchè hanno lasciato il loro saluto. Anche loro sul muro. Flash, veloci, fotogrammi, cerchi di realizzare, dove, come, in che modo. Resta forte il senso di smarrimento quando mi tornano alla mente quelle immagini, quei momenti, quegli attimi. Dovevo esserci anch'io a Genova, quei giorni, volevo esserci anch'io.
Cadono le prime goccie dal cielo e la nostra preoccupazione va alla tenda, agli asciugamani fuori ad asciugare, alla nostra stanchezza, al nostro viaggio che durerà più di un'ora. In treno leggo il giornale, i fatti del giorno mi scombussolano un pò. Il malessere mi accompagna oramai da 10 minuti e decido che è ora di dormire. Abbadono momentaneamente il mondo che mi circonda. Quando mi risveglio apro gli occhi e guardo nel sedile davanti al mio. Il malessere se n'era andato: realizzo che sono davvero felice.

1 commento:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie