martedì, settembre 12, 2006

Diario silenzioso

Mi metto dopo un paio di giorni a ripensare a questo mio viaggio, fatto attraverso le Dolomiti per arrivare al Pordoi. 3 giorni di cui non mi dimenticherò. 3 giorni fantastici, vissuti sulla “cresta dell’onda”, vissuti tra divertimento puro e condiviso e visioni idilliache di posti, montagne e passi che mai prima d’ora i miei occhi avevano incrociato. Sono arrivato in posti dove nemmeno le mucche riuscivano a stare in piedi, posti in cui ci siamo ritrovati noi circondati da un gregge di caproni, luoghi in cui se non ti fermi per guardarti attorno non ti rendi conto che stai perdendo probabilmente i più bei luoghi di montagna mai visti. Mi sono ritrovato come un bambino che scarta un regalo, con la stessa faccia ed espressione da ebete, da colui che non ha mai capito un cazzo della vita e si trova a vedere le meraviglie così, quasi per caso.
E poi ci sei tu che come ti ho scritto mi hai aiutato in questo mio momento abbastanza nero. Ci sei tu con la tua voglia di vita, con le tue corse, le tue urla e i tuoi pensieri. Ci sono le nostre riflessioni sul mondo, sul destino, questo delirio di parole che ogni tanto è fantastico condividere con qualcuno senza pensare di essere diventato pazzo tutto d’un tratto. Ci sono le nostre passeggiate, le nostre fumate, le nostre risate e le nostre storie, raccontate a perdifiato in camera, sulle panchine, sopra ad un sasso. C’è tutta una vita in quei 3 giorni, c’è il riassunto di due persone che si vogliono bene e che hanno capito probabilmente di avere molte cose in comune. Ci sono le camminate lungo le vie di montagna, oppure le corse per arrivare in paese; c’è il bongo suonato lungo la strada con la gente che ci guarda sconvolta; le canzoni cantate a squarciagola in mezzo alla montagna, con la bellezza che nessuno tranne noi ci avrebbe disturbato. L’eco delle nostre urla e delle nostre canzoni, le scie delle nostre discese sull’erba. I tuoi capelli che ora non riuscirei più a vedere diversamente, le tue risa, i tuoi occhi e i tuoi abbracci. I tuoi deliri di onnipotenza quando siamo stati circondati da dei caproni che hai richiamato dal loro lento ritorno a casa, i nostri viaggi ascoltando Neffa e lasciandoci trasportare molto lontano. I nostri risotti, le patatine, le birre. C’è il mio diventare losco e le nostre foto. Ma c’era soprattutto la nostra voglia di divertirci e di stare assieme, sapendo che la nostra pazzia è un nostro tratto comune e la nostra visione generale degli eventi è un nostro segno particolare.
Sapendo che “solamente chi è così pazzo da pensare di cambiare il mondo alla fine riesce a cambiarlo”.

“Raccontami le storie che ami inventare, spaventami; raccontami le nuove esaltanti vittorie, conquistami, inventami dammi un'altra identità, stordiscimi disarmami e infine colpisci, abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità”

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la gola si stringe, gli occhi si bagnano, leggere diventa più difficile...ma voglio andare avanti perchè ciò che scrivi mi fa tornare alla mente flash passati, ricordi di momenti vissuti con una persona speciale, perchè lei è parte di noi e con lei noi siamo persone migliori...

Anonimo ha detto...

Esgerati...ci siamo divertiti e basta!
ehehe!
(il resto nella mail che ti scrivo, quello che c'è da ricordare lo tengo nel cuore)
vi voglio beneissimo!