martedì, settembre 19, 2006

Musica in parole

Mi piace svegliarmi alla mattina con delle note nella testa. Alcuni si svegliano con la rabbia, altri con la paura, altri con l'ansia. A me succede quasi sempre di svegliarmi con la musica. Lei non c'è, ma la mia testa è talmente assuefatta che la riproduce anche quando non è il momento. Anche quando non potresti, anche quando devi concentrarti, anche quando dormi. Soprattutto quando mi sveglio. Quando sono felice non ci sono storie, la musica annulla ogni mio minimo pensiero. Che sia bello o brutto, che sia dolce o salato, la musica rimbomba talmente tanto nelle mie orecchie che nasconde proprio tutto. E' un momento di sfogo ed è un momento di felicità, di compagnia. Quando sei lì da solo che vorresti rompere un muro con un pugno ti aiuta a farti scendere quel livello di adrenalina che non pensaresti mai di poter raggiungere. Altresì quando sei fuori come un balcone per quello che hai fumato o bevuto la musica ti aiuta a ripigliarti, a renderti conto che non sei un vegetale, che sei vivo. Che puoi farcela.
E' proprio quando il rock ti scende nelle vene, come il sangue, quando i "riff di Keith Richards" ti prendono a martellate l'esofago, o quando gli acuti di Matthew Bellamy ti fanno vibrare i padiglioni, che capisci che tu sei nato per ascoltare musica, e la musica è nata per far nascere te.
Ed è quando senti un verso di Guccini o una strofa di De Andrè o un brano di Bersani che capisci che oltre a farti vibrare la musica ha anche il potere di farti muovere. Perchè prima parte da un movimento fisico, dalle gambe alle braccia, ti fa ballare, saltare, pogare, farti male. E poi arriva ad un movimento di livello mentale, dove la musica ha il compito, ma soprattutto il piacere di trasmettere qualche motivo di rabbia. Di sussulto. Di protesta.
E' poi tutta una questione di emozioni, sensazioni, vibrazioni. Quando la spina dorsale ti vibra perchè senti un assolo di Solieri o di Slash che ti chiude November Rain; quando la gola ti si secca quando senti l'armonica del Boss intonare Street of Philadelphia; o quando senti gli occhi che si stanno riempendo di gioia quando senti i tamburi e i fischietti di Jovanotti nell'Ombelico del mondo, capisci che ci sono dei brani, dei pezzi, delle sonorità, che hanno fatto veramente la storia. Ma non quella della musica, o quella del pianeta. Una storia molto più grande, e forse molto più importante di tutte le altre: la tua storia, quella che vivi ogni giorno.
Chi non ha la propria canzone della vita? Chi non ha la propria colonna sonora della vita? Se tu che stai leggendo non ce l'hai o non ci hai ancora pensato, beh, comincia adesso, che non è mai troppo tardi.
E' saltata la puntina, è finito il mio disco, ma fra 1 minuto ricomincerà....hasta siempre hermanos, che la musica sia con voi

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